Referendum locali: uno strumento di democrazia partecipativa   

“E’ oggi possibile che dei cittadini si organizzino per rivolgere al Sindaco interrogazioni ed interpellanze con cui chiedere spiegazioni su fatti precisi o chiarimenti circa la posizione dell'amministrazione comunale su temi di carattere generale. Raccolte le firme, che non richiedono le formalità stringenti cui siamo abituati per i referendum nazionali, il Sindaco ha 60 giorni di tempo per dare una risposta.” E’ quanto afferma Mario Staderini, consigliere della Municipalità I di Roma per La Rosa Nel Pugno, ricordando anche che “attraverso le interrogazioni potremmo alzare il velo su scelte non trasparenti che riguardano il territorio, episodi di malaffare, favoritismi corporativi o clericali. Con le azioni popolari potremmo rappresentare in giudizio il Comune ogni volta che, per accordi partitocratrici, questi eviti di costituirsi ad esempio parte civile nei confronti degli amministratori corrotti delle aziende municipalizzate”. Una rivoluzione del modo di vedere il rapporto tra pubblica amministrazione locale e cittadino, che si estende fino alle possibilità di proporre veri e propri referendum locali, come previsto dalle recenti normative in materia, non sempre pienamente recepiti nei nuovi statuti o nei loro regolamenti, a livello comunale, provinciale o regionale. Il tutto emerge bene dalla prima parte di una innovativa inchiesta collaborativa realizzata attraverso il giornalismo partecipativo creato da Diego Galli attraverso il sito internet fainotizia.radioradicale.it. L’inchiesta “Strumenti di democrazia diretta a livello locale” sta divenendo un momento unico di concentrazione di informazioni, grazie alla collaborazione di intellettuali del livello di PierVincenzo Uleri, ricercatore di Scienza della Politica e studioso del fenomeno referendario, che ha indicato come “sarebbe utile e necessaria una iniziativa politica di carattere nazionale per ampliare gli spazi istituzionali degli istituti referendari a livello locale e regionale. Questa iniziativa se avesse successo potrebbe davvero configurarsi come una sorta di rivoluzione costituzionale: una riforma di lunga gittata e di lunga durata nel tempo". L’inchiesta si pone ora ambiziosi obbiettivi: la raccolta di notizie di iniziative referendarie o di democrazia diretta attuali o del passato, con particolare riguardo ai temi, i promotori e l'esito; l’individuazione di tematiche su cui poter proporre referendum locali, istanze, petizioni o azioni popolari; la costruzione della possibilità di trovare alleanze sul territorio e nelle istituzioni per proporre modifiche allo statuto o al regolamento finalizzate ad ampliare la possibilità di ricorrere al referendum. Partendo dalla osservazione del fenomeno della Provincia di Bolanzo, dove un movimento composto da 36 organizzazioni della societa' civile ha raccolto le firme necessarie per un referendum il cui obiettivo e' rafforzare l'istituto referendario, proprio modificando la nuova legge provinciale sulla partecipazione.