Spammer condannato   

Caro direttore, proprio da Napoli arriva una notizia che farà piacere a molti e apre scenari interessanti per la tutela della nostra privacy. Grazie ad Angelo Pisani, legale del movimento “Noi Consumatori”, un giudice di pace di Napoli ha condannato al salato risarcimento di 1.750 euro una ditta di articoli sportivi, riconoscendo alla parte lesa il “danno da spamming”, per avere ricevuto messaggi pubblicitari attraverso la casella di e-mail non sollecitati. Non so voi, ma a me il ritmo forsennato di mail è arrivato ad oltre 200 comunicazioni al giorno, per lo più informazioni commerciali legate al mio lavoro e qualche rara comunicazione fondamentale. Per fortuna il mio gestore di posta utilizza un ottimo sistema di protezione dallo spamming che elimina quelle e-mail con cui arrivano virus, si pubblicizza il Viagra e altre amenità sessuali, medicinali ed anabolizzanti spediti via posta, rasentando l’illecito penale. Sapere però che potrò domattina andare dal mio avvocato a portargli anche solo alcune di quelle e-mail che pubblicizzano un po’ di tutto, italiane ben inteso, mi riempie di gioia e, spero, mi riempirà il portafoglio. Vorrei invitare anche voi a fare lo stesso, sperando che siate paranoici come me che conservo tutte le e-mail dal 1997! Anche se alcune informazioni mi fa piacere riceverle, costituiscono aggiornamento, informazione. Sistemi centrali di controllo getterebbero le basi per attuare una censura e un controllo inaccettabili in un paese democratico, come avviene gia in alcuni paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Risulterà efficace una costante attività di denuncia degli abusi ricevuti, in modo da far desistere la maggior parte di “spammer”? In fondo credo costi poco chiedere al destinatario di accettare formalmente le proprie comunicazioni commerciali, dandogli il sistema per la cancellazione dagli elenchi. Avrete sicuramente fatto caso alla diminuzione di pubblicità cartacea postale, proprio grazie alle norme più restrittive in materia. Invece le e-mail continuano a imperversare, forse ritenendole meno valide in sede dibattimentale. Peccato che ormai hanno il peso legale delle raccomandate. Senza dimenticare le nuove direttive Ue, forse rese un po’ più restrittive dal buon Rodotà, che in casi gravi prevedono addirittura la reclusione. Purtroppo non si riesce a determinare alcun equilibrio in questa materia, forse anche per la novità intrinseca che comporta nei nostri stili di vita, tra il diritto ad essere informati e ad informare. Non dimenticando che il commercio di “informazioni”, tra cui gli indirizzi di e-mail profilati con sesso, età, reddito del destinatario è più florido che mai, in barba alla privacy.