Compressi al centro   

Si deve prestare attenzione allo sviluppo politico che la destra presenta in questi giorni, seguendo il leader di An, Gianfranco Fini, che nel decennale della costituzione del nuovo partito sfida quanti, dall’interno, gli criticarono le dichiarazioni espresse in occasione della visita ad Israele. Rilanciando con fermezza la condanna a chi minimizza la gravità delle responsabilità che l’Italia ebbe durante il fascismo con le leggi razziali. Mentre Bertinotti preme per aumentare la propria importanza a sinistra, schiacciando i Ds verso la Margherita e sottraendone parte del ruolo, si determina un’interessante scenario per An. Da più parti, ma anche nella stessa dichiarazione di Fini, si leggono i segnali di un ammodernamento ulteriore del partito della destra italiana. Che cercherà di dare maggiore spazio e adesione intellettuale a quell’area del paese, moderata ma legata a valori forti come quelli di famiglia, religione e nazione, che cerca la propria rappresentanza all’interno di un movimento capace di tutelare i propri interessi. Legati alla condizione di benessere economico e sociale, al proprio edonismo reganiano, alla capacità di produrre denaro in modo autonomo, come per imprenditori e commercianti, alla sensazione di essere determinanti per lo sviluppo e l’innovazione del paese. Insieme alla voglia di vedere prevalere l’educazione e la moralità, non il moralismo si badi bene, in un mondo che appare privo di quell’ordine che rimane uno dei capisaldi della politica della destra moderna. Una destra che rinnega il mito della contrapposizione conservatori-progressisti, attuando riforme tali da fornire indicazioni anche a livello europeo e internazionale. Capace di soddisfare istanze provenienti sia dal mondo borghese che da quello ben descritto dalla definizione di nuovo proletariato, a cui afferiscono operai e impiegati. E questa evoluzione, questa seconda fase di An, potrà tornare utile all’intero paese, permettendo alla sinistra di ritrovare una propria identità antagonista ai valori riconducibili alla destra europea e consentendo a Forza Italia di valorizzare significativamente le proprie peculiarità di partito legato ad aspirazioni centriste alla De Gasperi. Uno dei salti di qualità che la destra dovrà compiere sarà però quello di riappropriarsi degli spazi destinati alla Cultura, ancora troppo settariamente predominio di potentati di sinistra. Avendo lasciato, da tempo, la sensazione che non esistano, nell’arte contemporanea come nella letteratura, nel teatro come nel cinema, delle identità produttive rappresentative delle istanze di un popolo non interessato solo alla comicità e alle sveline. La genuflessione di molti artisti al denaro e ai canali gestiti dalla sinistra deve presto terminare, per dare visibilità a quelle produzioni sotterrate da un cinquantennio che ha usato il fascismo come censura e spauracchio per celare le anime culturali che nella destra riconoscono i propri valori portanti. Ricordando alla sinistra che solo dal confronto si ottiene la crescita, compresa la propria.