Divulgazione cospirativa: sommersi per non vedere   

Qualche giorno fa abbiamo partecipato alla presentazione del libro “Opus Dei segreta” di Ferruccio Pinotti, Ed. RCS Rizzoli-Corriere della Sera, nella collana BUR Futuropassato, il cui nome ben si addice alle pubblicazioni che ne fanno parte. Giunto alla quinta edizione in soli tre mesi, il libro sta avendo un discreto successo, come dimostrava la sala gremita della Libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli dove si teneva un dibattito-confronto sui contenuti del testo. Confronto a cui è mancata la controparte Opus Dei, pur invitata.
La collana, per capirci, è la stessa in cui è stata pubblicata integralmente la requisitoria del Procuratore di Palermo Antonio Ingroia al processo Dell’Utri, edita in parallelo da Kaos Edizioni, giudice che partecipò l’anno scorso alla imponente e partecipata manifestazione sull’eredità di Giovanni Falcone e Antonio Borsellino, e che l’Avv. Fabio Regolo si appresta ad organizzare nuovamente in questo mese. Già altre volte la collana ha ospitato raccolte di atti o dichiarazioni di terzi, firmate poi dal curatore, tra cui spesso si può individuare la coppia Marco Travaglio — Peter Gomez, tra i maggiori e attenti osservatori di magagne di politici, specie se di centrodestra. Leggendo questi libri, come quello di Pinotti che raccoglie dichiarazioni, anche già rese pubbliche in altri momenti, di ex-numerari, come vengono chiamati i fuoriusciti dall’Opus Dei, viene da porsi una domanda, seria e preoccupante: questi libri, questi documenti, contengono una effettiva denuncia di cose che possono ricondursi a notizia di reato? Quando sono fatti italiani, e non resoconti o traduzioni di commenti prodotti all’estero, possono consentire un esposto alla Procura della Repubblica affinché si attivi l’obbligatorietà dell’azione penale, ovvero almeno una indagine che accerti la realtà e concretezza dei fatti? Spesso così non è. Nonostante l’attenzione che pubblicamente si afferma di voler avere contro sette e movimenti parareligiosi, tutto prosegue anche quando vengono citati episodi, da ritenersi gravissimi, come le accuse di plagio e sfruttamento dell’ignoranza popolare rivolte ora a Scientology, recentemente assorta al rango di religione riconosciuta dallo stato italiano, ora a quella Loggia massonica accusata di essere coperta e casomai prosecuzione della vetusta P2. Certo il giornalismo deve documentare con coraggio, ma tale non ci sembra quando si riportano, dopo buon lavoro di editing, cose vecchie e non provabili o che comunque sono scritte con la cura tesa ad evitare la querela per diffamazione. A tutto danno dell’informazione e spesso a vantaggio delle forze che si afferma di voler combattere, di cui si diventa inconsapevoli divulgatori, con il rischio che alcuni, dotati di paventata furbizia e cattiveria, cerchino poi di trarre vantaggio dai potentati che vi ci si descrive.temente inviolati.