Veramente magra la figura fatta da quei personaggi politici che nei giorni scorsi si sono accaniti contro gli impegni assunti dal Governo durante l'ultimo conclave casertano in materia di droga. Subito dopo le indiscrezioni che davano per positivo al tetraidrocannabinolo l'autista del pullman che ha causato recentemente l'incidente in cui hanno perso la vita due bambini.
La droga, proveniente dalla cannabis assunta in genere attraverso i famigerati spinelli, è la stessa per la quale il ministro della Salute Livia Turco aveva d'impero modificato i valori di "minima quantità" stabiliti dalla legge Fini-Giovanardi. Quantità oltre la quale si passa, per legge, dal ruolo di consumatori a quello di spacciatori. Il fronte proibizionista, collocato in gran parte nelle forze di centrodestra, aveva subito creato un nesso di conseguenza tra il lassismo antiproibizionista, di cui accusa il governo di centrosinistra, e il consumo di droga da parte dell'autista, adducendo l'incidente come dimostrazione della necessità di una maggiore stretta punitiva nei confronti del consumo di droghe, di cui l'incidente cassava ogni differenziazione tra pesanti e leggere. E' palese la strumentalizzazione tentata in questi giorni, capace di incidere sull'opinione pubblica che viene mantenuta nella più totale ignoranza rispetto alle evidenze catastrofiche che il proibizionismo determina. Intanto perchè si continua a parlare di spinelli, sorvolando troppo spesso sulla diffusione enorme del consumo di cocaina, che ha sostituito gran parte del mercato dell'eroina, sostanza che aveva il difetto di marketing di uccidere il consumatore. Trascinando oggi l'Italia a valori statistici di consumo di cocaina paragonati al periodo degli anni Ottanta negli Usa, contro cui vi fu una campagna di informazione che fu la sola modalità per ridurre il consumo spietato di una sostanza che non comporta l'assuefazione fisica dell'eroina, ma che comunque altera i comportamenti in modo tale da divenire indispensabile per mantenere livelli di efficienza richiesti dall'arrivismo contemporaneo. Nulla a che vedere rispetto alla cannabis, che seppure parte del panorama delle sostanze psicotrope, produce meno danni e vittime dell'uso e abuso di alcool. Causa prima della maggior parte degli incidenti automobilistici, come, per esempio, nel caso dell'autista in questione che aveva bevuto birra prima di guidare, mentre lo spinello risaliva al giorno prima, avendo perso ogni efficacia. Se il fronte perbenista proibizionista si occupasse delle centinaia di migliaia di morti per alcolismo in Italia, se si proibisse, come già fu per il fumo delle sigarette, di pubblicizzare i superalcolici, specie esaltandone le caratteristica di ridurre i freni inibitori sessuali, con spot sistematicamente legati a festini e a belle donne, allora forse sarebbero credibili. Ma continuare a favorire, attraverso il proibizionismo, il contatto tra consumatori, specie quelli giovani, e la malavita diviene quello sì il vero gesto criminale che copre gli interessi ultramilionari di un mercato che oggi supera di gran lungo il fatturato di quello della produzione automobilistica italiana, con percentuali di marginalità talvolta a tre cifre. Lasciandoci comprendere quale sia il livello di influenza che tale mercato possa raggiungere, attraverso la spinta all'unica vera causa dell'arricchimento criminale: la sua proibizione.