Lo statista che ci manca   

Quando le parole di un uomo assumono la valenza della contemporaneità anche a distanza di anni, significa che quell’uomo ha segnato per sempre la storia. E il 29 aprile del 1993 Bettino Craxi pronunciava alla Camera dei deputati un discorso che, riletto a dodici anni di distanza, evidenzia come le tensioni di quei giorni avessero messo in ombra l’attenzione che avrebbe dovuto essere riservata al compianto statista. In particolare quando, parlando dei partiti e della necessità di far rifiorire la loro valenza associativa e democratica, diceva: “Era del tutto evidente che scavando e risalendo negli anni e persino nei decenni nella sfera delle forme di finanziamento illegale dell’attività politica, delle sue articolazioni, delle organizzazioni e competizioni elettorali, ogni giorno si sarebbe incontrato un episodio, un caso, uno scandalo. E così è stato. E così sarà”. Così e stato e così sarà: parole profetiche e da real politik, attuali allora a pochi anni dalla sanatoria sugli illeciti politici votata nel 1989, e attuali palesemente anche ai meno giustizialisti giorni nostri. Parole pronunciate a pochi anni da un periodo, che nessuno può dimenticare, di grande ascesa del paese: “Negli anni Ottanta l’Italia ha rimontato la china della regressione, della stagnazione e dell’inflazione, è uscita dalla crisi economica e produttiva per entrare in un ciclo di espansione e di sviluppo senza precedenti toccando le punte di sviluppo più alte tra i paesi dell’Europa industrializzata. Si è trattato di un progresso forte, intenso, diffuso, che ha ridotto tante disuguaglianze e che poneva le basi per ridurne tante altre che ancora dividevano e dividono la nostra società. Sono gli anni in cui viene posto fine al capitolo dell’eversione militare, del terrorismo e delle sue code sanguinose. Sono anche gli anni di un nuovo prestigio internazionale, con l’Europa comunitaria che si amplia e si consolida e con l’Italia che entra a far parte del club economico ma anche politico delle maggiori Nazioni industrializzate del mondo occidentale”. Una gran differenza se paragonata ai giorni che viviamo, in cui quel recente passato ci appare come una aspirazione a cui sembra dobbiamo sempre più rinunciare. Perché, e questa forse è la parte più sconsolante della storia, ci manca una figura insieme carismatica e attiva di uno statista della portata eccezionale di Bettino Craxi: le diverse alternative che ci si parano innanzi, con un magnate della industria dei servizi e dell’editoria del paese, da un lato, sufficientemente delegittimato dalle ultime competizioni elettorali e dall’atteggiamento dei partiti minori suoi alleati, e dall’altro da un ipercattolico ex presidente dell’Iri, alleato del rappresentante dichiarato dei noglobal di cui pare esserne anche il narcotico, ci sembrano disarmanti. Forse il disegno dell’operazione perpetrata a partire dallo scandaletto del Pio Albergo Trivulzio, era talmente di bassa provenienza culturale ed intellettuale che oggi inizia a sfuggire di mano ai più. Con una situazione complessiva di disagio che ci terrà lontano sempre più dallo sviluppo economico mondiale, proprio quando l’ingresso dei nuovi stati nella nuova Europa avrebbe potuto disegnare scenari di sviluppo importanti, da sfruttare insieme al tentativo, ormai vano, di rappresentare qualcosa di significativo nell’area mediterranea. Sarà un pensiero yuppies, ma di quell’uomo sorridente con il garofano alzato in pugno sentiremo la mancanza a lungo, come del suo “Viva l’Italia!”.