Crisi del gas: Italia autonoma, anche senza il nucleare   

La disposizione dei tubi che trasportano gas dall’Ucraina verso l’Europa era stata pensata fin dal principio in maniera tale da produrre una crisi energetica, durante la guerra fredda, come arma di ritorsione sovietica verso l’Occidente. Arma che sembra essere stata utilizzata in questi giorni dalla Russia, anche per vendicarsi dalla rivoluzione arancione che ha portato al governo una leadership accusata di essere troppo filoamericana. Quando i gasdotti venivano progettati, l’Unione Sovietica non avrebbe mai pensato di vederli transitare in un Paese di cui aveva perso il controllo politico. Così in Ucraina si è creato un hub di distribuzione che non può non essere oggetto delle pressioni economiche che la Russia pone come tassello della trattativa complessiva di controllo dell’area. Anche se sembra politicamente scorretto parlarne, si deve sottolineare come il governo Putin stia procedendo a una stabilizzazione del potere che passa essenzialmente attraverso il controllo economico di aziende monopoliste, principalmente nel settore dell’energia: tutti ricordano la scandalosa vicenda della Yukos. Forse vale la pena sottolineare come questa crisi venga a pochi giorni dall’incarico ricevuto dall’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, che ha accettato di entrare nella North European Gas Pipeline, affiliata a Gazprom, il colosso petrolifero russo. Mentre fantastichiamo sul futuro incarico del nostro Silvio Berlusconi, estremamente amico di Vladimir Putin e che già prepara la “grande coalizione” anche in Italia, ci domandiamo se tanto chiasso non favorirà i fautori di una rinnovata politica nucleare italiana. Se il prossimo governo italiano sarà di centrosinistra, non potrà non mantenere ferme le posizioni contro il nucleare, puntando anche a investimenti poco sostenibili sulle energie alternative. Quindi, anche sui temi del petrolio e dell’energia, paventando una mostruosa crisi produttiva dell’oro nero, vedremo formarsi lentamente quel magma informe che proviene dagli anni bui del passato: tutti proporzionalmente d’accordo tra loro. Senza però nessuno del calibro di Enrico Mattei, che sapeva l’Italia essere potenzialmente autonoma con i propri giacimenti ed il migliore alleato per le vastissime fonti nordafricane.