Computer, che cosa ci propinano e di che cosa avremmo bisogno   

Continua la rincorsa che, dalla fine degli anni 90, epoca della saturazione del mercato business delle postazioni personal computer, vede una competizione impari tra software e sistemi operativi sempre più fagocitatori di risorse con conseguenti computer sempre più potenti. Ma ne abbiamo veramente bisogno? Certo, la grafica e la modellazione tridimensionale se ne avvantaggiano così come la fruizione mediata da internet di vere e proprie televisioni interattive. Ma che ce ne facciamo di tutto questo quando emettiamo una fattura o redigiamo un bilancio, una relazione? Tante opzioni dei programmi di office automation sono totalmente inutilizzate, quando scriviamo una tesi di laurea o una lettera di raccomandazioni, e con i fogli elettronici gli analisti e gli esperti di controllo di gestione lavorano come e tale e quale si faceva venti anni or sono. Il nuovo sistema operativo di Microsoft (Vista!: mi raccomando di non dimenticare il punto esclamativo) ci propone, o ci propina, un mondo in cui il desktop, leggi la scrivania, è anch’essa tridimensionale e potremo scorrere le centinaia di applicazioni aperte con una visione tridimensionale simile a quella del famoso film Minority Report. Film che sembra essere commissionato dal mercato, un po’ come alcuni videogames portatili per ragazzi o come i nuovi effetti speciali della serie televisiva CSI. Detto tra esperti: che noia! Perché invece non pensano a fornirci programmi stabili, facendoci perdere, al contrario, innumerevoli ore a scaricare migliaia di aggiornamenti vagamente automatici? Qualcuno ancora crede ai cattivi hacker che producono programmi malefici con nomi da terrore: virus, trojan, malware, spyware? Ma basta! Abbiamo capito bene che il gioco è semplicemente quello di far spendere, con la paura del guasto o dell’inadeguatezza, milioni di euro e dollari a tutta la comunità di utenti. Rallentando la disponibilità di strumenti informatici per il supporto di chi manca di alcune funzioni, come vista o udito. Così come non c’è più notizia della tastiera proiettata via laser, inventata da un team israeliano che avrà ricevuto compensi inenarrabili per non farla uscire sul mercato. Saremo dietrologi, ma ci sembra che la tecnologia informatica sia chiusa negli stessi cassetti in cui era l’iniezione per i motori, al posto dei carburatori, e le nuove fonti di energia, dal biodisel all’alcool da barbabietola, che giungono troppo presto rispetto all’esaurimento delle scorte e all’ammortamento degli investimenti. Per fortuna che c’è l’Open Source, fatto di programmi aperti, gratuiti e condivisi, che segneranno la fortuna e il vantaggio competitivo di chi per primo saprà adottarli. Oggi è possibile avere un computer perfettamente efficiente con Ubuntu, un facile sistema operativo, OpenOffice 2.0, per videoscrivere, presentare, calcolare e archiviare, insieme a ottimi sistemi server basati su Apache, Tomcat, Php e MySql pronti per far sfruttare decine di soluzioni CRM, come Xrms o SugarCrm, CMS, come Joomla o Xoops. E per imparare serve meno sforzo di quanti ne occorrano per usare importanti strumenti professionali: provare per credere.