Fusione fredda: successo italiano che richiede finanziamenti   

E’ firmabile on line la petizione popolare promossa da diversi scienziati italiani destinata al ministro dell’ambiente, on. Alfonso Pecoraro Scanio, al ministro dello sviluppo economico, on. Pierluigi Bersani e al ministro dell’economia e finanze, Tommaso Padoa-Schioppa, che richiede con urgenza il finanziamento della ricerca in materia di fusione fredda, senza fondi da oltre quattro anni. Non stiamo accennando alle tante leggendarie, poi chissà quanto, notizie provenienti da più parti del mondo, specialmente dall’america, che mostrano anche in video amatoriali il funzionamento della ormai famosa “Joe cell”, apparecchio che aziona un motore di automobile producendo energia dall’acqua e di cui si reperiscono informazioni per la costruzione casalinga. Né alle ricerche di Nikola Tesla, leggendario scienziato che ha guidato alla costruzione della energia del Magnegas, un gas magnetico prodotto sperimentando forme di energia alternativa. Niente di tutto ciò, troppo poco scientifico. Ci riferiamo invece al rapporto tecnico Enea RT2002/41/FUS, che illustra i risultati prodotti da Antonella De Ninno, Antonio Frattolillo, Antonietta Rizzo, dell’unità tecnico scientifica “Fusione” del centro ricerche Frascati dell’Enea, e da Emilio Del Giudice e Giuliano Preparata, dell’istituto nazionale di fisica nucleare. Dal titolo inequivocabile: “Prova sperimentale di produzione di 4He in un esperimento di fusione fredda”. Documento di semplice lettura anche con minime cognizioni scientifiche in materia. Il documento rappresenta una scoperta straordinaria e la importante competenza italiana in materia, segnando una svolta definitiva verso quelli che erano stati semplicemente dei tentativi. Spesso tarpati, come egregiamente narrato nel libro di un altro ricercatore, questa volta napoletano, Roberto Germano, della sezione napoletana dell’istituto nazionale di fisica nucleare, “Fusione Fredda. Moderna storia d’Inquisizione e d’Alchimia”, edizioni Bibliopolis (2000, 2003). E’ proprio nel 2003 che non viene più finanziato il progetto del centro Enea di Frascati. Perché? Perché si continua ad affermare che la nostra competitività internazionale passa per la ricerca scientifica, e poi si cancellano fondi quando si ha successo? “Oggi” si legge nella petizione “sono molto attive alcune società straniere, quali l’Edf (Electricité de France), la St Microelectronics, la Mhi Mitsubishi Heavy Industries, la Pirelli Labs, e molti istituti di ricerca come l’Università di Osaka in Giappone, sotto la guida del Prof. Arata, o la Cina, attraverso la Tsinghua University, Beijing, dalla quale proviene il Prof. XingZhong Li, attivo in Italia da diversi anni proprio per la coscienza che il nostro paese è tra i più avanzati in questo tipo di ricerca.” La sfida per il nuovo governo, che spende molte parole sulla ricerca, è quella di trovare fondi che consentano all’orgoglio nazionale di non far scappare altri cervelli produttori di tanta ricchezza, capaci per passione di fare ricerca anche con fondi miseri, ma non totalmente azzerati