Le nuove strade della censura per i contenitori mediatici sul web   

Non scenderemo nel dettaglio dei contenuti dell'ormai famoso video della Bbc "Sex Crimes & Vatican", disponibile pubblicamente sul sito internet della televisione britannica dal 2006. Ora tornato alla ribalta delle cronache per la sua ripubblicazione, con sottotitoli in italiano a cura del sito www.bispensiero.it, su Google Video e su YouTube, aziende dalla stessa proprietà. Visionato tante volte da spingere Michele Santoro a chiederne l'acquisto da parte della Rai per la messa in onda nazionale. Non approfondiremo il tema dello scandalo provocato già in passato dall'indagine a camera nascosta realizzata dalle "Iene" sull'analisi del comportamento di sacerdoti quando gli viene segnalato un abuso su minori, nè del caso del seminarista agrigentino abusato, offerto tempo fa da "Mi manda Rai tre", entrambi reperibili anche su Internet. Nè analizzeremo i documenti segreti e disvelati del Vaticano, quello del 1962 che dava istruzioni sul modo di comportarsi quando un sacerdote compie delitti attraverso la sua funzione, l'ormai famigerato "Instructio de modo procedendi in causis de crimine sollicitationis". Nè della lettera segreta dell'allora prefetto della Congrega per la dottrina e la fede, l'ex Sant'Uffizio ovvero l'ex Santa Inquisizione, Joseph Ratzinger che nel 2001 avocava a se stesso l'unico diritto di giudicare gli atti criminosi più gravi compiuti dai sacerdoti. Indicando e accomunando sacrilegi contro l'ostia consacrata insieme alle violazioni del sesto comandamento, che il catechismo individua come atti legati alle pratiche sessuali non caste, compresi stupro e adulterio, quando praticate abusando del ruolo di confessore, con speciale rilievo agli abusi su minori. Su cui la lettera poneva il segreto pontificio, oltre all'esclusivo diritto di giudizio. Vorremmo invece esprimere il fortissimo disappunto sul fatto che Google Video abbia a un certo punto stabilito di oscurare il video al link su cui si erano recati oltre seicentomila naviganti e che aveva ricevuto un giudizio da oltre quarantamila iscritti. Il video è stato ripubblicato più volte, anche con un temibile link in arabo, e ormai gira vorticosamente sulla rete. Ma ha perso quell'esplosiva visibilità che aveva occupato il secondo posto della classifica dei cento video più guardati. Sollevando ancora una volta il tema della funzione di pubblica utilità dei motori di ricerca, specie quando in posizione dominante di mercato, e ora anche dei contenitori di informazioni multimediali aggregate, come nel caso dei fenomeni di monopolio di fatto di Google Video e YouTube. La questione risiede nella necessità di discutere e legiferare su questi temi, partendo dalle norme che proverranno dalle decisioni dell'Unione europea in materia di tutela di interessi comuni per Internet, a cui si dovrà adeguare l'Italia. Con un dubbio che dovrà essere sciolto e che vale anche per le trasmissioni televisive e radiofoniche satellitari: come imporre una norma italiana o europea a un sito o un canale proveniente da un Paese che non si allinea? Con la censura?