Il conflitto indicibile   

L’avvocato Giovanni Pellegrino è notoriamente stato meritevole di avere condotto barche in mari agitati come pochi avrebbero saputo, e potuto, fare al posto suo. Lo conferma nella bellissima intervista-dialogo che pubblica insieme a Giovanni Fasanella, in “La guerra civile”, della collana Bur di Rizzoli, uscito in questi giorni in libreria, insieme alla stampata, sempre per Rizzoli, della requisitoria finale di Ingroia nel processo Dell’Utri. Un parallelismo che non poteva non farsi notare, e che non si poteva non sottolineare. Il libro compendia, in poche pagine, un percorso che parte dalla fine della seconda guerra mondiale, dalle vicende partigiane meno ricordabili, meno dicibili, della Volante Rossa, passando a volo radente sugli anni di piombo, su Moro e Berlinguer, via via fino ai giorni della caduta del muro di Berlino, di tangentopoli e poi del cosiddetto “fenomeno Berlusconi”. Una interessantissima analisi degli equilibri e degli squilibri di anni e momenti duri per la nostra nazione, apparentemente compressa tra due antitesi poste in continuo conflitto anche da tensioni esterne al paese, come quelle dettate dalle regole della guerra fredda. Un libro che disvela non tanto misteri che ormai potremmo definire di Pulcinella, nonostante le meraviglie inattese espresse di tanto in tanto dal documentatissimo Fasanella, ma che piuttosto propone una lettura degli avvenimenti in grado di consentire di mettere una pietra sopra tante storture subite dalla nostra democrazia. Storture a cui si può porre rimedio dando ascolto proprio alla frase che chiude il testo: “La moderazione è una parola che andrebbe rivalutata. La virtù laica del dubbio frena la naturale tendenza a estremizzare le proprie posizioni. E’ quindi implica una moderazione, che, intesa come la legittimità delle posizioni contrapposte, è il sale di una democrazia matura.” Fosse vero; intanto di questa moderazione, di cui da tante parti si sente il bisogno, per esempio per calmierare il disagio da sommossa popolare in cui molti versano, pare non appartenere ad alcuno dei due schieramenti politici italiani. Né al diessino Pellegrino, che apparentemente invita a sdoganare definitivamente Berlusconi, ma comunque la destra. E contemporaneamente si autosdogana, dichiarando il Pds ormai scevro dalle istintualità comuniste di cui era portatore l’allora Pci, leggero nel dimenticare l’alleanza con Bertinotti. Accontentando così le forze liberal-tecnocratiche, un po’ socialiste e un po’ neocon, da un lato, e l’america dei democrats dall’altro. E’ una di quelle serene verità esposte con un ragionamento che potrebbe spingere tutti verso il pacato altalenarsi tra periodi di potere. Un po’ a te e un po’ a me, con il popolo che applaude. Tornando all’equilibrio fecondo del periodo in cui uomini come Spadolini e Craxi reggevano le sorti del paese. Tutti coinvolti, come in tutto il mondo, da una sinceramente interessata gestione della cosa pubblica. Libro da leggere per riflettere sull’indicibile di allora, come sul non citato di oggi. Come lo è, per esempio, il ruolo del Vaticano, un po’ dimenticato in questo lungo percorso.