Accreditamento a ostacoli   

Caro direttore, la delibera numero 808/04 relativa agli "Indirizzi operativi per l’accreditamento degli organismi di formazione e di orientamento", pubblicata sul Burc numero 33 del 12 luglio scorso è uno di quegli atti di governo che fa piacere leggere per la completezza e attenzione con cui sono redatti. Delibera attesa che mette chiarezza e punti definitivi nell’ambito della formazione, con una particolare cura alle attività da realizzare con il concerto delle imprese che, anche tramite le associazioni datoriali, saranno meglio organizzate in reti tali da garantire, all’allievo formato, un percorso di stage e tirocinio monitorato proprio dall’ente formatore. Pur con l’impegno indicato all’ultimo capo dell’articolo 6, che prevede, come requisiti, indici e parametri anche diversi da quelli elencati nelle corpose tabelle allegate, si stanno sollevando notevoli rumors da parte di chi si sente escluso dalla possibilità di accedere all’accreditamento. Le note di contrasto riguardano elementi che assumono l’aspetto di vincolo, in contrasto sia con le “buone prassi” che con realtà oggettive che verrebbero inutilmente penalizzate, fino alla necessaria dismissione aziendale. Il primo punto controverso riguarda l’obbligo, per i centri formativi, di disporre di almeno tre aule da 30 metri quadrati, di cui una di laboratorio, per corsi da 15 allievi, tutti muniti di Pc nel laboratorio. Non sempre i corsi, specie di alta formazione, necessitano di aule così ampie, non sempre si giustificano 15 elaboratori quando spesso se ne destinano uno ogni due allievi, oltre alla non indispensabilità, per tutti i generi di corsi, di un percorso informatico. Senza aggiungere le palesi incongruenze relative a chi offrirà la formazione a distanza. Sono poi ben 4 i computer obbligatori per il governo aziendale, a cui destinare minimo 40 metri quadrati e gestito da almeno due laureati dirigenti, con notevole impatto sui costi del personale. Ammesso che questi parametri possano essere vagamente plausibili per chi acceda ai finanziamenti pubblici per la formazione, diventano ingiustamente onerosi per chi si accredita solo ai fini della legge 19/87 con corsi autofinanziati: piccole aziende che oggi già vedono un grave calo della domanda insieme all’ipotesi di non poter più operare per i vincoli imposti, con ulteriore danno all’occupazione. Ricordando che aziende di livello multinazionale hanno visto presidenti con semplici diplomi da ragioniere e che altre Regioni hanno adottato parametri diversi, sarebbe utilissimo che la regione voglia raddrizzare il tiro, specie per chi già accreditato in base alla delibera 3927/02 e/o in possesso della facoltà prevista dalla legge 19/87. Riusciremo ad accontentare chi già medita proteste poco utili in aperta campagna per le prossime regionali?