Scandalo rosso   

In questi ultimi giorni la Fsa (Food Standard Agency) britannica sta emanando bollettini elencanti oltre 350 prodotti alimentri di cui è stato disposto il ritiro per la presenza del colorante rosso Sudan 1, anche in base alle notifiche di allerta fornite dalla direzione dell’Ufficio VI del Ministero della Salute italiano al sistema europeo Rasff di allarme rapido. Le notizie diffuse, assolutamente improbabili, narrano di un carico di Sudan 1 finito incidentalmente nelle catene di produzione. In realtà si tratta di uno scandalo sottaciuto, nato nel 2003 quando lo aveva scoperto l’Arpa di La Loggia, in provincia di Torino, che aveva trasmesso un rapporto alla Procura del capoluogo piemontese, che informò poi la Regione e il ministero della Salute. La Commissione Europea ha vietato il 20 giugno del 2003 l’uso alimentare del Sudan 1 perché "considerato una sostanza cancerogena genotossica", vale a dire dannoso anche per la riproduzione. Il pericolo di presenza di questa sostanza è rivolto ad alimenti che richiedono una pigmentazione rossa, come il peperoncino asiatico, le conserve di pomodoro, molti prodotti precotti al sugo e le patatine speziate, per fare solo qualche esempio. Nonostante diverse interrogazioni parlamentari, è scandaloso che il ministero della Salute abbia continuato ad inviare allarmi al sistema europeo, senza ordinare il ritiro specifico di prodotti o attivare la necessaria campagna di informazione ai consumatori. Nonostante i clamorosi ritiri ordinati nel 2003, che riguardarono marchi come Kraft, Star, Cirio, Dal Monte, Barilla, Mamasita’s e Arena, solo pochi giorni fa, su segnalazione dello stesso produttore, sono stati sequestrate, in provincia di Milano, oltre 3.000 confezioni surgelate da 400 grammi di pennette alla puttanesca a marchio "In cucina" prodotte dal gruppo Arena per la presenza di Sudan 1. Ma già nel 2003 su 122 prodotti notificati dal Ministero, ben 49 erano italiani. La Fsa già riceve le prime critiche degli osservatori britannici per il grave ritardo con cui ha agito rispetto all’allarme. Che dovremo dire noi in Italia, che patiamo l’inesistenza di una specifica Autorità per la sicurezza alimentare? Sulla scia della attività della Fsa siamo certi che si aprirà un fronte di attacco alla gravissima inedia e irresponsabilità del nostro Ministero, a cui si dovrebbe anche poter chiedere quale risarcimento intenderà adottare per tutti i cittadini che, non informati adeguatamente, possono avere già ingerito notevoli quantità del prodotto genotossico. Mettendo anche alla prova l’obbligo di tracciabilità alimentare in vigore da inizio anno per i produttori. In ultimo è poi scandaloso che né i Nas né altre procure si siano mosse per tutelare il nostro diritto alla salute. Non sarebbe forse un danno notevole anche quello che si potrà produrre, nei confronti della industria alimentare italiana, se si dovesse generare il giustificato panico, per carenza di notizie e azioni governative, che potrebbe indurre a non consumare prodotti rossi, come già avvenne anni fa quando fu dichiarato illecito un famoso colorante rosso?