Crisi finanziaria palestinese: possibile manovra politica interna   

La giornalista Arlene Kushner, in un articolo comparso su YnetNews del 12 maggio scorso, pubblica una tesi sconfortante riguardo la crisi finanziaria in cui versa il governo palestinese. Crisi determinata in particolare dal problema delle centinaia di migliaia di stipendi dei lavoratori pubblici in quel paese, che conta poco più di tre milioni di abitanti. Secondo Kushner è diffusa la voce secondo cui il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che detiene il controllo del Fondo d’Investimenti Palestinese, dal quale si porrebbero trarre 200-300 milioni di dollari, vieta di sbloccare questi fondi per indebolire Hamas. Il Fondo d’Investimenti Palestinese venne istituito nel 2002 quando l’allora ministro delle finanze palestinese Salam Fayyad riuscì a mettere le mani su una parte dei beni di cui si era indebitamente appropriato Yasser Arafat, patrimonio stimato pari a 3,1 miliardi di dollari. E sul controllo del quale si diedero battaglia pubblicamente la moglie e massimi notabili di Fatah. Già nel novembre 2005 Nigel Roberts, direttore della Banca Mondiale per Cisgiordania e striscia di Gaza, scrisse in un rapporto: “L’Autorità Palestinese si è procurata da sé una grave crisi finanziaria a causa della spesa per stipendi sostanzialmente fuori controllo”. Basti pensare che nel luglio 2005 gli stipendi dei dipendenti pubblici palestinesi vennero aumentati del 15-20%. Un mese dopo, una rivalutazione delle paghe del personale per la sicurezza si tradusse in aumenti del 30-40% per il personale in servizio attivo. Non dimenticando che alcune fazioni terroristiche sono state cooptate all’interno delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese, andando così ad aggiungere al libro-paga circa quattromila “militanti”. Si moltiplicano i segnali a livello internazionale della volontà di movimentare un fondo che copra gli stipendi palestinesi direttamente, aggirando il governo dell’Autorità Palestinese. E’ così comprensibile come si moltiplichino i segnali a livello internazionale della volontà di movimentare un fondo che copra gli stipendi palestinesi direttamente, aggirando il governo dell’Autorità Palestinese. Facendo andare su tutte le furie il premier palestinese Haniyeh, che presto dovrà piegarsi alle necessità di pace in quell’area, che partono a cominciare dal riconoscimento, dal rispetto, dalla pace e dalla libertà di Israele.