Il generale scrive al Presidente, una lettera caduta nel silenzio   

Una profonda tristezza lascia la lettura della commovente e dignitosa lettera inviata dal Generale di brigata degli Alpini Gianluigi Palestro in merito alla decisione presa dal gruppo al Senato di Rifondazione Comunista, di quasi un mese fa, di intitolare l’aula del proprio gruppo a Carlo Giuliani, il manifestante che con passamontagna ed estintore fu ucciso dal Carabiniere che minacciava durante le manifestazioni del lugubre G8 di Genova. Non entriamo nel merito della vicenda, ormai divenuta simbolo e martirio per le forze politiche che hanno sedato, facendoli propri, i movimentisti di un tempo. Quello che ci sconvolge è invece come vicende di violenza e disordine possano trasformarsi poi in senso politico così forte da divenire partigiane. Come se si potesse essere partigiani nel caso della tragedia dei nostri militari deceduti a Nassyria, in un vile attentato, si ricordi, e non in uno scontro faccia a faccia, non in guerra ma in pace. E’ normale che intitolando a Giuliani l’aula si solleciti poi l’imbecillità estremista di chi invoca Nassyria come evento da ripetere, mentre compie inutili vandalismi. E’ ovvio che questi estremismi cancellano il diritto di ciascuno di noi di sentirsi parte di uno Stato, unico e indivisibile, se invece di alzare la voce dei commenti non si compiono gesti significativi. Già è stato vergognoso impedire ad Adele Parrillo, compagna del regista Stefano Rolla morto nell’attentato a Nassyria, di partecipare alla consegna delle onorificenze nonché ricevere l’indennizzo per le vittime del terrorismo, vicenda di cui parla nel suo libro “Nemmeno il dolore - Storia di un amore ucciso a Nassirya e negato in Italia” Ed. Mondatori, appena pubblicato. Ma ancora più vergognoso è il fatto che non sia stato reso omaggio a quei caduti con degli atti simbolici forti e chiari, provenienti dall Stato e non da uno dei suoi partiti. Commuove il Generale Palestro quando chiede che venga almeno intitolata un’aula del Senato ai sette Alpini deceduti in un incidente in Malga Villalta il 12 Febbraio 1972, ma non ha torto. Ed esprime il suo senso di servo dello stato ben chiarendo di non essere mai stato schierato politicamente. Così come non lo sono la maggior parte degli italiani quando esprimono con un 80% l’apprezamento per le Forze Armate Italiane, dati di una indagine GfK Eurisko di inzio Novembre. E allora si dia il senso forte dello Stato attraverso un segnale forte, voluto dalla sinistra insieme alla destra, rinnovando il cordoglio e la difesa verso tutti i nostri militari, lasciando che Nassyria rimanga un simbolo comune del nostro affetto e stima per i nostri soldati, segnando con quel nome qualcosa che rimanga di certa memoria, non come, si consoli il Generale Palestro, una aula pronta a cambiare nome grazie al prossimo venuto.