Harry Potter e la censura del cardinale Ratzinger   

Tirare fuori adesso il contenuto della lettera inviata nel 2003 da Joseph Ratzinger alla scrittrice Gabrielle Kuby, acerrima nemica del maghetto Harry Potter, sembra essere una eccezionale manovra commerciale. Benché rimanga alta ogni perplessità sulla saggezza pastorale di chi possa, come fa Ratzinger, scrivere: “È un bene che lei illumini la gente su Harry Potter, perché si tratta di subdole seduzioni, che agiscono inconsciamente distorcendo profondamente la cristianità nell’anima, prima che possa crescere propriamente.” L’illibersimo di questo pensiero è evidente, ed è evidente il pericolo di chi parla di “subdole seduzioni” riferendosi ad un libro di storie per bambini che parla di magie. Immaginiamo a questo punto cosa potrebbe accadere se il Vaticano avesse il potere di censurare letture e dare indicazioni educative attraverso la scelta dei testi scolastici. Una tragedia! Non avremmo mai conosciuto Excalibur e il Mago Merlino, non sapremmo affatto afferrare nessuno dei valori morali contenuti nella saga del Signore degli Anelli. Forse avremmo avuto Jules Verne sul rogo e sarebbero state mandate, su di un patibolo immaginario, anche le miscredenti Cenerentola e Biancaneve. Avvezze anche loro a incantesimi e stranezze troppo simili ai miracoli. Dopo la lussuria, la gola e l’accidia, scopriamo anche un nuovo peccato: la fantasia. Gravissimo esempio di mancata sottomissione al potere clericale, forte minaccia al pensiero debole che deve illuminare la via di ogni credente. Che non possa e non debba mai lasciar lavorare il cervello in elaborazioni seduttive, peggio se speculative. Forse andrebbe gettato nella spazzatura anche Viaggio Allucinante, il film che portava uomini miniaturizzati ad esplorare il corpo umano. Tra scienza, fantasia, relativismo e miscredenza, Ratzinger non s’accorge di gettare via anche la prima base di ogni sana fede: il dubbio. Che è l’unica fonte a cui s’abbevera il credente: fede che non ha una sua spiegazione palpabile, ma di cui vorremmo poterci dotare in un sistema di pensiero libero e non soggiogato da una tutela opprimente, poco attenta al rispetto dell’umana autonomia.