Il coraggio di crescere   

Caro direttore, il nuovo corso che Forza Italia si sta dando, scegliendo di costituire le sezioni italiane del Partito Popolare Europeo, è un disegno lungimirante che può modificare l’assetto politico dell’intero paese. Spesso il premier Berlusconi ha fatto riferimento nei suoi discorsi alle eredità di De Gasperi, tentando di dismettere l’abito del partito-azienda, scevro di ogni ideale politico. Dal 1992 ad oggi, o meglio dal 1989 in poi, la popolazione italiana ha dovuto vivere il crollo del proprio muro senza il supporto simbolico dato invece alla riunificazione della Germania. Gli equilibri mutati, con l’assenza di spauracchi da guerra fredda da un lato e la cancellazione dei partiti di allora, Dc e Pci in prima fila, sono stati vissuti in un vuoto di riferimenti che ha rallentato l’onda riformista che oggi sembra appartenere a tutte le forze politiche, creando un impasse ideologico in cui non solo si sono persi valori, ma dove si sceglie e si vota per puro opportunismo. E’ necessario riprendere un collante che leghi il nostro futuro al nostro passato, con la consapevolezza generale che i totalitarismi di un tempo sono il mostro da lasciarsi alle spalle. Ma non è detto che Gramsci o Einaudi, Togliatti o De Gasperi, Craxi o La Malfa, Moro o Berlinguer vadano dimenticati o cancellati solo perché esponenti di tempi e modi di fare politica superati. La seconda repubblica non è mai esistita: il maggioritario non è stato in grado di esprimere le grandi forze di militanti di un tempo, anche per la grande disillusione portata dalla mera modifica di schemi e simboli, legati poi a figure necessariamente nuove nella fisionomia ma non così nuove nei modi e nelle istanze. L’Italia ha perso, per fortuna, fascisti e comunisti ma non ha potuto perdere le radici cristiane e popolari, le istanze laiche e liberali, i tanti insegnamenti della sinistra non più rivolta solo al mondo operaio, ma attenta ai disagi del ceto medio, insieme al coraggio innovativo della destra. Unica nota di colore l’ignobile litigiosità, spesso intollerabile e mediatica, da cui è necessario uscire per costruire. Puntare ad un reale Ppe è una nota di indubbio merito per Forza Italia, pur con le valenze elettoralistiche date dallo spazio occupato della vecchia Dc, tentativo mal gestito da Rutelli che sceglie, da sinistra, di sedere con i liberali inglesi, meno sincero di un coraggioso Pomicino che schiera l’Udeur affianco all’Udc negli scanni proprio del Ppe. Quello di creare opportune connessioni di Partito a livello continentale è il disegno più futuribile e corretto che si possa percorrere. E’ importante e fondamentale però che si arrivi ad un dialogo diverso, più costruttivo, tra i poli del maggioritario; e questo può avvenire confrontandosi non solo sugli obiettivi, palesemente condivisi, ma proprio firmandoli con ideali e radici storiche, uniche nobilitanti la politica.