Ariel nel como'   

Il rabbino Elio Toaff compirà 90 anni sabato 30 aprile. Pur non essendo semplice inviare gli auguri di buon compleanno a persone note, ma non conosciute personalmente, è con gran piacere che approfitto dello spazio che mi è concesso in queste righe per farlo con profondo piacere. Piacere che si può condividere leggendo, per esempio, la sua autobiografia “Perfidi giudei fratelli maggiori” pubblicata inizialmente da Mondatori nel 1987, a pochi giorni da quel famoso 13 aprile 1986, data in cui il rabbino Toaff e il Papa Giovanni Paolo II si abbracciarono sulla soglia del Tempio di Roma, proseguendo quanto iniziato da Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II, contribuendo alla “eliminazione di ogni residua esitazione cristiana nell’accettare lo Stato di Israele quale compimento dei millenari sogni ebraici”, come è riportato nella lettera che scrisse allora sir Immanuel Jakobowitz a nome del rabbinato europeo. Momento quasi profetico di quella tremante e sofferente camminata realizzata poi dal Pontefice sulla spianata del Tempio di Gerusalemme, anni dopo, per pregare davanti al Muro che ne segnava il vecchio confine. In quei giorni era presidente del Consiglio Bettino Craxi che scrisse, tra l’altro, al rabbino, riferendosi alla visita del Papa alla Sinagoga romana: “Vedo in questo un significato molto grande, che trascende l’interesse del nostro Paese, dove la convivenza tra varie confessioni è assicurata da tempo, oltre che dagli istituti, dai sentimenti civili del nostro popolo. Penso che l’unità, l’accordo, la pace fra tutte le religioni, possa far lievitare nel mondo più alti sentimenti di giustizia e di solidarietà; possa liberare forze di pace, la cui presenza attiva è così necessaria per il comune futuro degli uomini”. Parole che si pongono tra le vicende narrate all’inizio del libro e i giorni nostri, così segnati dal tentativo di contrapporre sentimenti religiosi in antitesi tra loro; forse anche per la mancanza di attenzione verso valori ideologici diversi da quelli falsamente posti in campo da chi tratta accordi economici internazionali come pensieri politici, alimentando lo sfogo delle masse nelle lotte noglobal. Il libro, edito successivamente anche in collane economiche, passa attraverso i duri anni della guerra, della shoà, dell’occupazione tedesca dell’Italia, vissuti duramente dagli sfollati, ma ancora più duramente dagli ebrei che patirono, fin da prima, le follie dettate dalle leggi razziali fasciste. Nella sua evidente sensibilità ed umiltà, caratteristiche difficili da ritrovare in chi per anni si è dedito con passione all’insegnamento, il rabbino Toaff compie miracoli che segnano la storia fino ai giorni nostri. Il suo contributo al valore del nostro Paese e della nostra collettività andrebbero ben suggellati dal possibile intervento di Carlo Azeglio Ciampi, che potrebbe utilizzare le proprie prerogative di presidente della nostra unita repubblica per conferire al rabbino Elio Toaff il titolo di senatore a vita, attribuendo alla sua figura quel valore di simbolo di italianità tenace che tutti gli riconoscono. Sottolineandone il suo valore nel contributo alla pace di tutta l’umanità, affinché, ricordando la sorte del primogenito del rabbino Toaff, sfollato ad Ancona, in nessuna parte del mondo, nessun Ariel debba più dormire nel cassetto di un comò.