La fine dell’agenda 2000-2006: una corsa al capezzale   

I sussulti e le vibrazioni che producono gli ultimi sprazzi del POR 2000-2006 della Regione Campania, alla ricerca quasi disperata di assegnare e spendere i denari riservati dalla Unione Europea alla precedente agenda di supporto allo sviluppo delle nostre aree, appaiono simili a quelli di un morente negli ultimi spasmi incontrollati. E’ bene e necessario che se ne parli con franchezza per auspicare che i governanti del prossimo periodo, delle prossime misure di sostegno, che sono uguali a se stessi data la riconferma ricevuta con l’ultimo mandato elettorale, si attrezzino meglio per evitare gli ormai inevitabili errori del passato. E si tratta palesemente di un miglior attrezzarsi culturale. Anche se il risultato fin qui raggiunto è notevole, come già preannunciato dalle dichiarazioni di stima ricevute dalla Regione in sede europea proprio per la capacità manifestata nel saper erogare ai massimi livelli le misure di sostegno. Con un futuro che si preannuncia migliore già dalla diminuzione dei canali e delle misure, sconfitta della burocrazia a vantaggio della semplicità, rimane ancora qualche timore. Intanto speriamo che vengano almeno ascoltati con maggiore attenzione i soggetti interessati alle erogazioni, attraverso prima di tutto le loro associazioni, sia che si tratti di imprese che di enti pubblici. Così come gli stessi debbono farsi migliori promotori delle loro istanze e dei loro suggerimenti. Sperando che mai più capiti che si passi di proroga in proroga nei termini di presentazione, o per scarsa quantità o per scarsa qualità di domande presentate. Problema che non sempre è determinato dalla inettitudine o scarsa cultura dei richiedenti, ma anche dalla fretta con cui qualche bando viene proposto. Come quelli in cui ci si riferisce a risultati ancora non raggiunti da bandi precedenti e a cui ci si deve miracolosamente adeguare nella presentazione dei propri progetti, proprio come avvenuto per una misura appena scaduta. Ma i desiderata non finiscono qui: sarebbe auspicabile inserire nei bandi anche una forma successiva di pubblicità non solo delle aziende o enti che beneficiano del sostegno, ma anche una successiva misurabilità dei risultati effettivi di sviluppo raggiunti, anche attraverso una premialità ulteriore da erogare. Troppo spesso si tratta di misure che alimentano speculazioni e non i veri obbiettivi che il governante locale ed europeo auspicava, e non vi è alcuna traccia degli esiti. Essere bravi a spendere quanto stanziato è già un innegabile risultato di governo, ma non può essere l’unico. Il timore addizionale è anche quello di vedere i prossimi interventi sempre più destinati a grandi e medie opere infrastrutturali, leggermente autoreferenzianti, e assistere al declino incontrovertibile dello strato produttivo, industriale, agricolo e del turismo delle nostre aree. A beneficio, talvolta, di quei mostruosi interessi malavitosi che pervadono il mercato locale e che ben sarebbero limitati se i benefici potessero essere erogati con il sistema premiante dell’uso dei crediti di imposta.