Poca libertà ideologica per i cattolici italiani   

Da diverso tempo era evidente che la Chiesa Cattolica avesse deciso di imporsi all’attenzione dei media attraverso una sottolineatura di quelle posizioni che sono in pieno contrasto con la modernità. Questo atteggiamento ha beneficiato degli eventi tragici del settembre 2001 e della paventata guerra santa. La cosa disdicevole risiede nella spiccata tendenza ad assumere posizioni che possano creare un distinguo tra i cattolici e il resto della comunità, specie in Italia dove, a partire dalla questione del referendum sulla procreazione medicalmente assistita, si è rilanciato il concetto di uno stato etico, contrapposto ad uno stato di diritto. Tentando una continua e severa provocazione, andando a toccare proprio quei temi in cui le battaglie per la libertà di uno stato non confessionale si sono combattute a partire dagli anni ’60 in poi. Che la comunicazione di massa sia strategica per il Vaticano è di tutta evidenza, specie quando Joseph Ratzinger commenta ogni domenica pubblicamente le tragedie in cronaca nella settimana. Ma le posizioni assunte ultimamente dai vescovi in sinodo sono una vera sfida, forse anche destinata a creare una rottura nelle coalizioni di sinistra e destra a vantaggio di un centro moderato di ispirazione cattolica, sempre più alle porte se passerà la settimana prossima la nuova legge elettorale. Con i comunisti ancora scomunicati, nel nostro Paese si cerca di aumentare la fede del popolo difendendo l’indifendibile, occupandosi di pillole abortive o di leggi sull’aborto, volute da tutti per diminuire il disagio dei fili di ferro delle mammane, unica chance in regime proibizionista proprio per i più poveri, di cui il clero si dovrebbe occupare. Ma il Dio preferito appare il Dio denaro, con una chiesa che vanta micidiali sistemi informativi per la gestione delle offerte di carità e che usufruisce di immense prebende, come la detassazione appena avuta dell’Ici, peraltro mai pagata, senza dimenticare il cospicuo otto per mille a cui tutti, volenti o nolenti, contribuiamo. Un insieme di provocazioni in cui miseramente è affondato Gavino Angius, che si risveglia a sinistra dopo anni di richiami all’attenzione da parte del mondo laico e liberale.