Coppie di fatto nella società, un’istanza transpartitica   

Capita di sovente sentire parlare di Pacs, i patti di solidarietà civile, con immediata relazione al matrimonio gay unito alla possibilità di avere bambini in adozione o provenienti da fecondazione artificiale. Innalzando così gli strali di chi impugna l’intero problema della legiferazione in materia di coppie di fatto, permettendogli di spostare continuamente l’attenzione dai veri punti nodali. Le leggi dovrebbero normare l’esistente, allargando il concetto di tutela a quelle constatazioni di fatto che si vengono a creare, indipendentemente da concezioni etiche.
Quanti sono conviventi, anche con figli, spesso provenienti da separazioni e divorzi e quindi poco inclini a nuovi matrimoni? Quanti sono gli anziani, vedovi o meno, che preferiscono convivere per vincere la solitudine e spesso il disagio economico in cui li versa la nostra società? E quanti sono coloro che, indipendentemente dal loro sesso, vivono insieme per amore e basta? Queste persone, i loro figli, sono oggi senza tutela in materie quali il diritto all’assistenza in caso di malattie, il diritto testamentario e il diritto alla casa. Spesso si sente dire che i Pacs sono contro la famiglia, mentre invece permetterebbero un immediato aumento statistico delle famiglie contabili e oggi ignorate per legge.
E’ semplicemente necessario comprendere come non sia più solo l’istituto del matrimonio a determinare la realtà fattuale della famiglia come società naturale. Questa istanza appartiene, è bene sottolinearlo, a persone che voteranno nelle prossime elezioni per entrambi gli schieramenti, essendo il riconoscimento delle coppie di fatto un’istanza palesemente transpartitica. Certo, i distinguo possono sorgere sui dubbi relativi alla tutela psicologica dei minori coinvolti, specie nelle coppie omosessuali, piuttosto che all’attenzione da prestare quando la coppia di fatto può essere frutto di plagio su anziani facoltosi da parte di persone che puntano solo alle conseguenze ereditarie. Che fare buone leggi sia difficile è chiaro a tutti, specie agli italiani: non per questo si deve privare di diritti palesi e naturali gran parte, ormai, della popolazione, che già devono soffrire per l’imposta scomunica ricevuta dalla Chiesa cattolica.