Intercettazioni e privacy: una legge per i più furbi   

Noi vogliamo sapere. Mentre i colpevoli di diverse malefatte s’agitano tra carceri e detenzioni domiciliari, noi, l’opinione pubblica, vogliamo conoscere i fatti. E sono fatti quelli che emergono da intercettazioni telefoniche e ambientali che provano corruzioni o comportamenti illeciti ed immorali. Perché non dovrebbero essere divulgate? Si continua ad appellarsi al diritto alla privacy o al segreto istruttorio. La difesa della privacy è quella farsa con cui continuiamo ad autorizzare banche, compagnie telefoniche, assicurazioni e altri fornitori a usare come meglio vogliono i nostri dati, pena la non conclusione dei contratti. Il segreto istruttorio è quello che non dovrebbe essere violato quando tale violazione possa arrecare danno alla corretta prosecuzione delle indagini. Tutto il resto è diritto di cronaca. Indispensabile per incominciare il lento percorso rieducativo di cui necessita la nostra società. Sconvolta da anni in cui sembra che l’arricchimento facile, rapido e cospicuo sia l’unico valore riconoscibile. A scapito della crescita culturale, morale, di ciascuno. Vige la legge della giungla, del più forte, del più furbo. Ma anche del più violento, del più scortese e scostumato, con torme di ragazzi imberbi che sanno solo parlare ad alta voce di calcio, di marchi d’abbigliamento e di modelli d’auto. E qualcuno vorrebbe censurare gli abilissimi giornalisti che riescono a far trapelare scandalose conversazioni private di chi è dedito a truffare risparmiatori, spacciare droga, compravendere prestazioni femminili, truccare competizioni sportive, il tutto a fini di lucro? Forse chi andrebbe censurato è proprio chi delinque. E così, invece di chiedere che vengano ridotte le intercettazioni o limitato il potere dei magistrati e il diritto dei giornalisti, sarebbe utile che si facessero perdere i diritti alla privacy a tutti coloro che vengono colti con le mani nel sacco, essendo spesso flagrante il reato commesso proprio dalle argomentazioni che traspaiono dalle comunicazioni telefoniche che leggiamo sui quotidiani. Ricordiamoci bene i nomi di coloro che si stanno appellando negli ultimi mesi ad una riduzione del diritto di indagine e del diritto di cronaca: sono portatori di lunghe code di paglia che presto vedremo chiuse nella porta, come le dita di chi ruba la marmellata.