Politicamente scorretto   

Caro direttore, vorrei porre all’attenzione degli interessati la presenza in libreria dell’indispensabile manuale di analisi politica “Igiene Verbale. Il politicamente corretto e la libertà linguistica”, Edizioni Vallecchi, scritto dal direttore dell’Istituto italiano di cultura di Haifa (Israele), Edoardo Crisafulli. Il pamphlet, come lo stesso autore lo definisce, analizza l’uso della terminologia politicamente corretta ormai straripante in tutte le informazioni circolanti. Politicamente corretta è la dizione “afroamericano” al posto di “negro”, o “diversamente abile” al posto di “handicappato”, e l’ipocrisia sottesa è ben evidente a tutti. Ma Crisafulli riesce, con grande abilità scientifica e stilistica, a porre in evidenza l’imposizione del multiculturalismo radicale dilagante, che cerca di sovrapporsi e sostituirsi alla nuova situazione politica, vedendo ormai caduti i vecchi schemi di sinistra e destra, progressista e conservatore, sostituiti da istanze ormai trasversali agli obsoleti modelli, figli di un modo di fare politica da fine ‘800 e non mutati nei cinquant’anni successivi al dopoguerra. Nato nei campus americani negli anni ’80, il politically correct, o Lgm, linguistica geneticamente modificata, ha riscontrato attenzione da parte di molti ed è effettivamente diffuso anche nel nostro paese. Negli Usa si è arrivati a definizioni ilari, come “economicamente svantaggiato” al posto di “povero” non dissimile dal nostro spazzino, trasformato in “operatore ecologico”. Se anche Pippo Baudo si è dichiarato offeso di essere definito licenziato dalla Rai, potremmo suggerirgli l’anglofono career-change opportunity per descrivere la sua risoluzione contrattuale. La modificazione del linguaggio, da parte del potere, è sempre stata una sua prerogativa, e così ci ritroviamo ad imparare, a fatica, termini come esondare o tracimare per descrivere i vecchi straripamenti, o a etichettare di inciucio gli accordi sottobanco tra politici. Leggere il libro di Crisafulli è fortemente educativo e, speriamo, fautore di attenzioni che potremmo porre nel non farci travolgere dalla puritana correttezza anglosassone, che come ogni puritanesimo serve solo a coprire la volgarità con cui gli snob cercano di distogliere lo sguardo da quelli che sono e rimangono problemi, disagi, svantaggi e orrori, comunque li si voglia appellare. La libertà passa pure attraverso la chiarezza e talvolta il conformismo, nel linguaggio, può essere fonte di reciproca lucidità e di maggiore onestà intellettuale. Il continuo sforzarsi di reperire neologismi cortesi diviene mascheramento della realtà, che continua a materializzarsi nei nostri occhi e nei nostri cuori per quello che è. Il rischio ultimo, poi, è quello di vedere inserire nel Devoto Oli, a furia di essere disponibili, un termine come “ravanare”, che a me pare tanto vernacolo, e laziale per giunta.