Tutti imbrigliati nella rete: impariamo a liberarcene   

Quando sentite parlare di rete, raddrizzate le antenne! Il gioco che continua a essere sostenuto intorno alle vicende Telecom, in particolare intorno allo scorporo della rete, è antico e pericoloso, specialmente se chi ne parla, chi mette in giro voci invece di fatti, ha interesse a costruire una pubblica opinione favorevole ai propri interessi economici. Intanto deve essere chiaro a tutti che la rete va scorporata, anche come suggerisce l’associazione di consumatori Anti Digital Divide, di cui riportiamo uno stralcio di comunicato del maggio 2006: “Deve quindi essere attuata la divisione di Telecom Italia in due società distinte, sul modello inglese, una che si occupi della rete e della vendita all’ingrosso, con tariffe uguali per tutti gli operatori, l’altra della vendita dei servizi al dettaglio, servizi che acquisterebbe alle stesse condizioni dei competitor, dalla prima società. Altro provvedimento fondamentale consiste nel far tornare ultimo miglio e centrali telefoniche di proprietà statale. Si parla solo di doppini e centrali telefoniche, quindi la rete di trasporto rimarrebbe di Telecom, così come tutti gli apparati montati in centrale e le nuove reti costruite dall’incumbent, anche tutti i clienti attuali rimarrebbero di Telecom, passerebbero invece alla stato le centrali, il doppino e l’obbligo del servizio universale”. Questa istanza è una antica lotta, sostenuta anche dalle due associazioni di provider italiani, Aiip e Assoprovider, ma sostenuta anche dagli ex presidenti di antitrust Giuseppe Tesauro e Mauro Monti, con responsabilità gravi ancora nelle mani dell’Agcom, che continua ad agire tardivamente. Ancora non riusciamo a comprendere come mai fu rigettato il piano di Angelo Rovati, che prevedeva, sia per lo Stato che per Telecom, ipotesi equilibrate per lo scorporo a patto che venisse ristabilita una maggiore parità tra Telecom Italia e gli altri operatori rispetto alla possibilità di operare liberamente sul mercato in termini di offerte oltre a definire con maggiore certezza le tariffe. Ci resta ben poco da sperare, sia per lo sviluppo economico del nostro paese, che dalla maggiore diffusione della banda larga trarrebbe stimoli per lo sviluppo specie nelle zone più desertificate da un punto di vista abitativo e industriale, sia per la diffusione di cultura che dalla comunicazione libera deriva. Intanto assistiamo al rimboccarsi le maniche di chi intuisce il prossimo futuro, come accade oggi per gli agriturismi toscani che abbracciano la tecnologia e la politica del sistema sociale Fon, che permette ai computer di una determinata area di connettersi liberamente in Wifi. Quanto dovremo aspettare per vedere aperta la copertura Wifi nelle aree Asi o nei grandi agglomerati di imprese, come quelli esistenti e costruendi a Marcianise e a Nola? Sarebbe una seria dimostrazione di competenza e modernità, impostando quei pezzi di nuova infrastruttura tecnologica indispensabili per le nuove frontiere della logistica, che non possono ignorare le telecomunicazioni. E le aziende del territorio, se ben informate, avrebbero enormi vantaggi dalla acquisizione consortile delle nuove frequenze regionali che presto saranno aggiudicate all’asta.