Arte contemporanea, mostre e volontà di dialogo   

Una delle polemiche sempre agitate davanti ai volti del popolo, dai delatori degli ultimi governi di centrosinistra della nostra regione e della nostra città, è basata sulle spese e sulle operazioni inerenti l’arte contemporanea. Troppi soldi spesi per importanti installazioni nelle vie della capitale partenopea, troppe manifestazioni ed eventi legate all’arte contemporanea.
Soldi spesi male a dispetto di altri settori con maggiori necessità. Se si pone la questione in questi termini si offende l’intelligenza di chi può invece cogliere il grande vantaggio di immagine, di indotto turistico, di valore pedagogico ottenuto in questi anni. Il vero problema può essere molto più sottile, legato alla distanza di dialogo mantenuta, forse per dirigismo, tra la base reale locale, fatta da artisti, gallerie, collezionisti, sovrintendenze, accademie, e le pochissime elette persone in condizioni di proporre i progetti di maggior respiro, maggiormente impegnativi anche dal punto di vista economico.
Su questo punto le disperate grida sono giunte abbastanza in alto, tanto da ottenere il lustro della presenza di Achille Bonito Oliva nei ranghi regionali, fino alla grande kermesse al Palazzo delle Arti, il Pan, che ha dato spazio per quanti ne volessero discutere. Meno lustro si ottiene quando pochi continuano a percorrere strade solitarie, come avviene al Madre, ormai pervasi dalla convinzione di dover procedere in barba a qualunque suggerimento esterno. Superato il momento iniziale di sfondamento della breccia, sarebbe il caso di accorgersi degli alleati potenziali presenti intorno al proprio giardinetto.
L’impressione che se ne ottiene è quella di un gioco tra pochi che degrada il risultato di arte disponibile a tutti che si era ottenuto in passato Vorremmo essere felicemente smentiti dai fatti, specie ora che si appresta un Maggio dei monumenti da riaccendere con luci e fragori, capaci di attrarre meglio di come avvenuto ultimamente.