Ricerca industriale finanziata, opportunità da non sciupare   

Nelle prossime settimane molti imprenditori, speriamo specie nel mezzogiorno, dovranno saper cogliere le opportunità presenti nella legge finanziaria, cominciando dal forte stimolo a investire in ricerca. Ricerca che è termine da accompagnare sempre a sviluppo, per far si che nessuno possa immaginare che di tali sforzi se ne vanifichi poi un ritorno concreto per il profitto e la crescita di chi vi investe. E l’auspicio rimane forte che quando si intende parlare di ricerca non ci si soffermi esclusivamente su quella di carattere tecnologico, ingegneristico, ma che vi si dia il più ampio senso di scientifico, che comporta anche attenzione verso quelle aree su cui spesso si nota una colpevole disattenzione da parte delle imprese, specie quelle più piccole e meno strutturate di cui è composta la base industriale italiana. Aree come logistica, ingegneria gestionale, comunicazione e marketing, su cui ancora si investe poco, non solo in ricerca ma anche in concreta implementazione nel proprio ciclo produttivo. Imparare a costruire nuove piattaforme di assemblaggio come terminali di catene logistiche, implementare nuove funzionalità di controllo di gestione, riuscire a costruire del proprio fare un marchio e saperlo comunicare, sono elementi fondamentali dello strato industriale da sostenere o, come nel Sud Italia, da costruire. Aree in cui vi sono opportunità ancora vastissime, capaci di divenire diversificazione all’interno di modelli già esistenti di impresa, su cui costruire anche quella logica dei servizi che pare ci competeranno sempre più, rispetto ad un nuovo mondo in cui mutano tutti i paradigmi precedenti la globalizzazione, a vantaggio di una operatività manifatturiera totalmente spostata verso l’Asia. Solo una piena e diversa collaborazione tra centri di ricerca, università e imprese potrà definire lo scenario virtuoso che ci viene proposto dal Governo: purché l’università sappia creare nuovi modelli in grado di interloquire velocemente e profittevolmente anche con le piccole imprese, e solo se queste sappiano darsi un respiro di innovazione che passa attraverso una maturazione imprenditoriale facilitata dalla maggiore autonomia delle nuove e giovani leve imprenditoriali. A cui deve essere affidato con coerenza il compito di far confluire innanzitutto un uso ancora più spinto delle tecnologie informatiche, ma anche di far penetrare modelli di business più moderni, sui quali rischiamo di essere drammaticamente in ritardo rispetto al mercato unico in cui operiamo. Per riuscirvi basterà dare ascolto alle istanze che i giovani imprenditori ben esprimono attraverso il loro forte e concreto associazionismo.