Libertà di religione e diritti civili   

Caro direttore, una delle vicende che forse stiamo prendendo sottogamba è la reazione del Pontefice e del Vaticano, che hanno vivamente manifestato il loro disappunto per la mancata approvazione della clausola che prevedeva, nello Statuto dell’Unione Europea,la sottolineatura delle origini cristiane del continente. Appare assai strano che in una congiuntura come quella attuale, una religione, al suo massimo livello, chieda di inserire in un documento politico ed organizzativo un riferimento così forte, ed appare ancora più particolare che non ci si sia nemmeno preoccupati di apparire esagerati nel far presentare l’istanza, guarda un po’, ad Italia e Polonia. Mi preoccupa questa insensibilità della Chiesa Cattolica, che sembra non accorgersi che qualcuno ha dichiarato aperta la guerra santa, mentre dall’altra parte della barricata si combatte per la democratizzazione del mondo. Ancora c’è bisogno di ricordare Porta Pia? Ma non è forse ovvio a tutti che la libertà di religione è uno dei primi passaggi per il riconoscimento di tutte le libertà, dei diritti civili? E allora, cosa significa, come dobbiamo interpretare questa violenta onda di conservatorismo che viene dall’Uomo che ha chiesto scusa ad Israele, che ha chiesto perdono per la Santa Inquisizione? In alcune clausole di contratti americani continua a rimanere la formula di manleva per “cause of God”, per capirci insieme a quelle che parlano di eventi militari e disastri nucleari. L’assicurazione non ti paga per eventi che sono “a causa di Dio”. Una cosa degna del profondo puritanesimo americano, lo stesso che genera le deviazioni del proibizionismo, le depravazioni, il satanismo.Questo Dio, che non andrebbe nominato invano, e che per qualcuno nominarlo in un contratto non appare affatto invano, non è collocabile esattamente tra cristiani, musulmani e ebrei: è un Dio generico, forse adattabile anche alle credenze di religiosi asiatici. Ma gli agnostici? Non possono opporsi alla clausola, chiedendo al tribunale di dimostrare l’esistenza di Dio? Purtroppo la questione è più seria che faceta, poiché pone il serio problema di quanto e come la morale religiosa possa o meno entrare nella libertà che tentiamo di conquistare ogni giorno contro forze incontrollabili. Quella stessa morale che ha spinto l’Italia e gli Usa ad assumere atteggiamenti illiberali nella gestione della procreazione medicalmente assistita e nella ricerca sulle cellule staminali. Non è importante essere o meno d’accordo con questa o quella teoria: in questi casi si nega il diritto di scegliere della donna, da un lato, e dei milioni di malati in attesa di risultati dall’altro. Per questo ho firmato con piacere il referendum abrogativo che ha ormai un appoggio transpartitico di ampie proporzioni.