Il balletto delle alleanze a scapito dei programmi   

L’uscita improvvida e temeraria di Mario Monti sulla necessità del Grande Centro ha dimostrato la sua natura nelle reazioni successive. In realtà del centro salvifico si parla fin da poco dopo la prima tornata post-maggioritario del 1994. Intanto perché il nostro è un falso maggioritario, che ha lasciato in piedi la tecnica dei microveti incrociati, grazie alla squallida presenza di una significativa quanto ingiustificata quota di proporzionale. Uno degli insegnamenti che diede Bettino Craxi con il suo Psi fu proprio quello di inventarsi ago della bilancia, ma con un progetto complessivo che gli permise di reggere direttamente le sorti del governo. Oggi invece assistiamo ad ex giovanotti rampanti che sperano di mostrare il loro fremito nel commentare come saggi le uscite dell’ex commissario europeo, come fa Pierferdinando Casini che sembra giocare alla cavallina: quel gioco in cui si avanza poggiandosi sulla schiena del compagno e superandolo. Il tourbillon esasperante in cui si trova Silvio Berlusconi vede giocare alla cavallina oggi Buttiglione, domani Follini, prima Bossi e presto Fini. Avendo insegnato lui stesso il gioco dell’appoggio per lanciarsi. Peccato che agli elettori non resti nulla. Se da qua ci sono De Mita e Prodi, che senso ha parlare di Grande Centro: esiste già il centro, ed è certamente meglio rappresentato nell’Unione. Se qualcuno si chiede dove sia la Dc di un tempo, conti pure i deputati e i senatori: vi sono più democristiani oggi nelle Camere che durante il famigerato cinquantennio passato. Si prenda lezione dai radicali, invece, che nel totale oscuramento informativo restano fermi sui loro principi per cui sposeranno solo quell’alleanza capace di soddisfare anche solo alcuni dei propri obiettivi, purché divengano programma di governo. Senza avere alcun dubbio sulla propria identità storica e politica, a vantaggio della dignità e della consapevolezza di essere utili ed essenziali al Paese. All’interno del progetto, questo sì reale, di un’alleanza laica, socialista e liberale, che ci piacerebbe chiamare Terza Forza. Fuori da quelle farsesche iniziative, come le primarie prodiane che si trasformeranno in uno spettacolo indecoroso, non essendo possibile chiedere il pedigree agli individui che si presenteranno a votare.