Migliorare i piani per Bagnoli: una chance nella Municipalità   

Invece di passeggiare sul pontile di Bagnoli, ci sono altri modi per dare un colpo d’occhio alla situazione dell’area ex Ilva. La si può guardare dall’alto della collina di Posillipo, ci si può inoltrare sulla spiaggia sotto Coroglio e giunti al mare avere il coraggio di voltarsi verso terra, oppure si può navigare sulla vista del mondo da satellite offerta da Google Earth, comprendendo così meglio l’ampiezza dell’area, proporzionandola alle limitrofe aree di Fuorigrotta e Marechiaro. Con buona pace degli ambientalisti, immaginarsi una area quasi totalmente verde fa un po’ specie, se paragoniamo la superficie a quella del Bosco di Capodimonte o alle altre aree simili della città. Continuandosi a domandare perché ancora oggi, dopo tanti decenni dalla dismissione, non accada ancora nulla. Quando persistono gravissimi problemi di bonifica, a partire dalla decisione di dove collocare la parte di residui tossici ancora presenti, come le notevoli quantità di amianto, il cui costo di trasporto e stoccaggio pare simile a quello delle scorie nucleari. Per non parlare della necessità urgente di intervenire sulla serie di edifici previsti nel progetto, di cui alcuni destinati ad ospitare alberghi, pensati con un orientamento delle vedute tutt’altro che panoramiche, essendo disposti uno davanti all’altro verso il mare, oscurandone per la più parte la vista. Siamo quasi nella condizione di dover auspicare un intervento internazionale di monitoraggio della situazione, non essendo stati capaci ancora, nonostante una solida maggioranza di governo locale almeno negli ultimi dieci anni, di mettere mano operativamente alla riqualificazione e ripristino all’uso di tutta l’area, compreso il litorale splendido su cui si affaccia. Dove l’inquinamento marino sembra ormai certo essere non causa dell’ex acciaieria, ma frutto di discariche ancora pesantemente influenti, per flussi e correnti, sulla zona prospiciente la costa. Una chance reale potrebbe essere determinata dalla nuova struttura del governo territoriale del Comune di Napoli, a partire dal valore e dal potere della Municipalità X a cui compete l’area. Perché non immaginare un piano alternativo, una variante, proposta proprio dalla Municipalità, come correzione al bilancio e nelle sue competenze, ma che valga anche come forte provocazione, esprimendo il sentire proprio dei cittadini residenti e delle aziende operanti, come detterebbe qualunque minima considerazione del diritto di gestire i luoghi in cui si vive secondo democrazia partecipativa? Forse si restituirebbe così il dibattito alla sfera di competenza corretta, liberandolo dalla legittima suspicione che troppi interessi incrociati, economici e non, leciti e non, si stiano addensando sui milioni di euro da spendere, fatti salvi i denari fin qui oggi spesi solo per ragionare e riunirsi, con esiti ancora non visibili.