Referendum, quattro volte sì   

Molti continuano a ignorare, in questi giorni di campagna referendaria, che la popolazione italiana è stata privata dalla possibilità di votare, come avevano chiesto più di un milione di firmatari, per la completa abrogazione della ignobile Legge 40 in materia di fecondazione assistita e libertà di ricerca. Infatti i quesiti che furono proposti erano in realtà cinque, compreso quello della cancellazione totale, che fu impedita dalla consulta sentenziando che si trattava di un provvedimento essenziale per il paese, pur essendo stato ignorato dal legislatore fino a una decina di mesi prima. Non credo che sia necessario aggiungere in queste righe i motivi che spingono alla scelta di esprimere quattro Si per abrogare le quattro norme che negano la speranza di vita di quei bambini che possono nascere dal supporto medico alla fecondazione e alla procreazione e dalla speranza di vita di quei milioni di malati che possono avvantaggiarsi della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Mentre se ne parla tanto in Italia, cresce la consapevolezza che quanto sia proibito nel nostro paese è a disposizione in quasi tutti gli stati a noi confinanti. E che in paesi in cui la libertà è veramente un valore, la ricerca avanza a spron battuto, lasciandoci fanalino di coda, come già siamo ordinariamente abituati ad essere. Su questo si abbatte la veemenza di quella parte di clero che crede che sia meglio aumentare la distanza tra credenti e società civile, ancora memori della colpa di mangiare dell’albero della conoscenza, ignorando le pagine successive della Genesi e di tutti i testi sacri, cristiani e non, che invitano l’uomo a crescere e non solo a moltiplicarsi. La scienza, negata dalla parte residua di clero a cui ci riferiamo, è l’espressione più alta della differenza a cui il Creatore ci ha destinati. Come applicazione prima dell’intelletto, quello con cui esercitiamo il più grande atto di fede, il dubbio, la scienza è quella che da sempre genera la stessa dualità in cui avversiamo ogni nostra azione. E le scelte che si compiono possono poi rappresentare una valutazione etica sul nostro agire, che non può essere normata da nessuna legislazione dello Stato, che per definizione non può occuparsi per legge di quanto vada deciso per coscienza. Se la vita e la sua sacralità sembrano essere l’oggetto del contendere, si pensi alla sacralità della vita dei bambini che nasceranno e dei malati che guariranno grazie alla speranza di vittoria che potremo determinare con il nostro voto il 12 e il 13 giugno prossimo, giorni in cui andare al mare invece di votare sarà una scelta proprio attinente alla nostra coscienza. Abbiamo assistito già al ricredersi della Chiesa nel passato, che ha dovuto scusarsi con il proprio popolo per gli errori commessi nell’incenerire eretici, costruttori di condizioni migliori per il nostro mondo, o inviare illuminati templari a tagliare teste in medio oriente. Come oggi la maggior parte della popolazione può sottoporsi ad interventi chirurgici, che pure furono vietati in passato, costruiamo le condizioni per cui il nostro clero possa ancora una volta ricredersi, andando a votare e invitando a farlo ad altri, esprimendo una quadruplice affermazione di civiltà.