Si celebra il giorno delle famiglie: alla ricerca di una difficile serenità   

Il 12 maggio si confronteranno a Roma due mondi, due concezioni, in uno scontro impari la cui portata è però enorme per la democrazia. Da un lato vi sarà l’espressione della laicità dello Stato, valore riconosciuto ormai anche dalla stragrande maggioranza dei fedeli cattolici, che festeggeranno il risultato referendario del 12 maggio 1974 che vide l’opposizione della maggioranza degli italiani alla proposta di abrogazione della legge 898 del 1970, legge proposta dal socialista Loris Fortuna, che istituiva il divorzio in Italia. L’evento partirà alle 10 con un convegno presso la Sala delle conferenze, in piazza Montecitorio 123, per poi proseguire in Piazza Navona dove, dalle 15 si terrà una manifestazione concerto dalle numerose adesioni del mondo della cultura e dello spettacolo, insieme a numerose associazioni e partiti dell’area laica e liberale, a partire dal Partito radicale e lo Sdi. Dall’altra parte, con un raduno previsto in piazza San Giovanni a partire dalle 15, sarà invece il momento del Family Day, voluto da numerosi organizzatori di ispirazione cattolica, come i boy scout dell’Agesci, le Acli, l’Azione cattolica, Comunione e Liberazione, insieme a diverse associazioni cattoliche di medici, imprenditori, coltivatori diretti e giuristi che sostengono quanto organizzato dal forum delle associazioni familiari. Un evento a difesa della famiglia, ma solo quella di matrice cattolica, con esclusione di tutte quelle famiglie non cattoliche che rappresentano ormai la maggioranza delle famiglie italiane che costituiscono la più profonda rivoluzione antropologica dei nostri tempi. Lo scontro è impari perché il vero appoggio fondamentale al Famili Day è quello del Vaticano, forte della sua ricchezza, annualmente foraggiata dalla maggior parte dell’8 per mille delle imposte degli italiani, voluto nel 1984 nel nuovo concordato tra Italia e Vaticano, ormai superato, e dall’uso sempre più fortemente politico dei messaggi rilasciati da ogni chiesa e parrocchia, non solo nella domenica. Occcupando così uno spazio che prevalica la preghiera e la fede, e che ci ricorda come la scelta del nome dell’attuale pontefice si colleghi bene a quello di Benedetto XV, che abolì il divieto di far politica, imposto ai cattolici dal predecessore Pio IX, per dare anzi la stura a quel Partito popolare di Don Sturzo nel 1919, progenitore della futura Democrazia cristiana. I rischi scatenati nella guerra vaticana all’illuminismo sono molteplici e non sarà semplice contrastare una forza così ben dotata economicamente e mediaticamente. Si pensi per esempio che esiste un sito della televisione di Stato, la Rai, che si chiama www.religionecattolica.rai.it, sostenuto con i soldi di tutti i contribuenti, anche di quelle comunità ebraiche, evangeliste e valdesi, per fare un esempio, che non si comprende perché debbano patire minori diritti. Vale la pena forse ricordare che sia passato solo poco più di un secolo da quando è stata dichiarata l’infallibilità del Papa, proprio da Pio IX con l’enciclica Pastor Aeternus, nello stesso anno in cui si aprì la breccia di Porta Pia, pochi mesi prima con cui si sancì la fine del potere temporale dei pontefici.