Convenienze bipartisan   

Caro direttore, con la richiesta ufficiale da parte del capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, di trattare a marzo le condizioni del patto di stabilità con gli altri membri dell’Ue, si è compiuto un atto fondamentale e necessario. Il valore del dollaro sull’euro sta infatti creando una condizione di stallo nella gestione valutaria, che incide direttamente sulla necessità opposta di contenere i tassi di interesse, con l’effetto primario di ridurre il debito pubblico dei paesi Ue. A questo si aggiunga la difficoltà nel realizzare margini nelle attività di esportazione, con prezzi che divengono elevati, insieme alla crisi del prezzo del greggio, che sta incidendo in misura indiretta sui costi di molti comparti. Oltre all’inevitabile aumento del costo dei trasporti, l’aumento del petrolio ha raddoppiato il prezzo di molte materie prime prodotte in cicli ad alto consumo energetico, come vetro e acciaio, con una inevitabile successiva ricaduta sull’intero sistema economico. E come è noto è semplicissimo subire un aumento delle materie prime, mentre diventa difficile assistere ad una drastica riduzione dei prezzi dei prodotti finiti. Nella generale incertezza economica, determinato anche dallo stato di guerra in cui ci troviamo, sarebbero in realtà positive iatture che si cerca di celare, piuttosto che combattere, come una buona spinta proprio all’aumento del debito pubblico e del deficit di bilancio, come negli Usa avviene da anni e che la nuova Europa non compie perché inutilmente stretta nella morsa di patti e valori stabiliti in anni precedenti all’11 settembre 2001. Mossa che, se compiuta tempestivamente, si insinuerebbe nella stupidità del resto del mondo che continua a spendere in armamenti. Se gli scenari internazionali sono mutati così drasticamente, grazie anche alla liberalizzazione di molti mercati e paesi, prima tra tutte la Cina, è giusto e normale che si metta mano alle regole del gioco, specie se si riesce a restituire potere alle forze produttive a danno del sistema finanziario internazionale, che comincia a patire dei danni che ha generato con le politiche speculative partite nei primi anni 90. Il punto d’incontro con le situazioni nostrane viene determinato quindi anche dalle azioni interne del nostro Governo, azioni che in questo momento l’opposizione dovrebbe avere la furbizia di non contrastare per ottenere alcuni risultati utili. Primo: rafforzare Fi all’interno della Cdl, dalla cui frattura potrebbero nascere solo una nuova Dc, con riduzione delle preferenze a sinistra come a destra; secondo: assicurarsi in un eventuale Governo futuro la possibilità di rivendicare cattive scelte precedenti o, in alternativa, cavalcare come proprio un successo dei predecessori. Perché, allora, prima delle prossime tornate elettorali, con grande maturità, non si creano le condizioni per produrre un nuovo Patto per l’Italia, con obiettivi bipartisan, cioè da realizzare, chiunque vada al Governo, con l’apporto dell’opposizione?