Gabellati e contenti   

Caro direttore, secondo una indagine Isae, il 60 per cento degli italiani si sente povero, cioè ritiene di guadagnare in modo insufficiente. Questo dato arriva ad un drammatico 75 per cento se si restringono i dati alle famiglie del Sud. Sulle cause di questa sensazione, dietro di noi solo portoghesi e greci, non vorrei addentrarmi, visto che ciascuno ne potrà addurre di proprie, tutte giustificate. La crisi in cui ci arrovelliamo dovrebbe ottenere due buoni contributi dal Governo, se è vero che nel prossimo Dpef verranno aumentate le imposte che si pagano indebitandosi con le banche, fino ad un 2,5 per cento che ci sembra più un tasso di sconto che una percentuale di imposta. Accanto a questo vedremo passare i tagli alla finanza agevolata, che sono passati in secondo piano dopo che gli enti locali e i sindacati sono riusciti a protestare più forte sia delle associazioni imprenditoriali meridionali e sia dei governi regionali che tale finanza erogano. Ha prevalso, sullo sviluppo delle iniziative imprenditoriali, la voce postelettorale di chi deve provvedere all’illuminazione delle strade, problema annoso e di difficile risoluzione. La sensazione è che si stia operando una farsa di prima estate, con una serie di scioperanti, come l’Anci e Pezzotta, che sembrano essere già pronti a cadere nel gioco della soddisfazione postuma, della vittoria ottenuta, ma che in sostanza ci renderà ancora più poveri, in barba alla promessa di ridurre le tasse. E non c’è verso di uscirne se, come accade, è più rilevante l’ira di Follini che qualunque gemito di una opposizione che, arrovellandosi su quando dovrà rispondere alla retorica questione sul prossimo candidato leader, non sembra attenta anche ai gravi problemi che i tagli comporteranno. Anche perché, sebbene il centro-sinistra, con trattino, mantiene il dominio sulla maggioranza degli enti locali, abbiamo una situazione meridionale che vede Puglia e Sicilia schiacciare il seppur importante presidente campano, così da impedire che una alleanza meridionale di autonomie possa presentarsi compatta a chiedere sviluppo e sostegno alle iniziative infrastrutturali. Tira aria di consociativismo, o di resa. Mentre molti punti cruciali verranno spostati a settembre, altri passeranno senza tema di rivolta; agosto, si sa, è un mese mediaticamente irrilevante. Vale la pena stare in allerta? Inutile, qualunque allarme potesse stimolarci si vanificherebbe contro una maggioranza che resiste a qualunque incidente, facendo sì che le dispute tra Alemanno e Gasparri prendano il sopravvento sul da farsi dopo essere riusciti, parzialmente, a neutralizzare Tremonti, che anche da lontano continua a rimangiarsi impegni propri e altrui, come quando gli esplose in mano la bomba della 388/2000 della precedente maggioranza.