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Il razzismo corre sul filo delle conversioni religiose
Quando si riflette sulle vicende esplose dalla tragedia dell’11 settembre 2001 ad oggi, non si può non soffermarsi sulle conseguenze che questi atti hanno avuto sul modo diffuso di sentire i concetti di razza o di religione. Proprio all’inizio di questo nuovo millennio era evidente una generale accettazione del multiculturalismo, figlio di anni di lotte relativamente recenti per liberare le persone di colore negli Stati Uniti da i reflui dello schiavismo nelle cotoniere e nei campi di tabacco. La scomparsa dell’islamico sannita Malcom X è solo di quarant’anni fa, così come le battaglie del pastore battista Martin Luther King, autore della famosa frase “I have a dream”, hanno avuto il loro massimo coronamento il 18 gennaio 1993, giorno in cui si è festeggiato il Luther King Day in tutti e 50 gli stati americani. Comunista il primo, anticomunista il secondo: ma entrambi con la pretesa di rendere paritetici i diritti delle persone indipendentemente dal colore della pelle o dalla loro religione. Quando, nei primi giorni di agosto, abbiamo avuto notizia degli arresti dei presunti terroristi islamici, in procinto di compiere attentati con aerei in partenza da Londra, ci ha colpito molto il risalto dato alla notizia che almeno uno di loro era un “bianco convertito”. Questo ci fa comprendere come negli ultimi cinquant’anni non sia poi cambiato molto, nel nostro civilissimo mondo occidentale. La notizia tendeva infatti a sottolineare che uno di noi, e per definirlo si usa il disgustoso appellativo di “bianco”, aveva osato convertirsi, nonostante il colore della sua pelle, per quindi poi convincersi a sacrificare vite innocenti a favore della propria causa. L’orrore addizionale è dato dalla tremenda scoperta che un “bianco” potesse interessarsi all’Islam, cosa che invece capita con una frequenza ormai notevole, e non solo in Europa, e su cui non sentiamo di poter provare alcun disagio, ritenendo che ciascuno possa e debba confrontarsi con la propria spiritualità liberamente. Ma che, per fare capire che un occidentale si converta all’Islam, si usi l’indicazione razziale del colore della pelle, ci indigna e ci offende in profondità, dandoci la misura del conflitto verso cui ci dirigiamo, affine solo alla follia ignorante su cui fece presa il nazismo nei primi decenni del ‘900. Domandiamoci sempre, davanti all’odio tra i popoli e le persone, quali sono i vantaggi che si attende chi sa usare i mass-media per fomentarli. By Giacomo Nardone at 29 Ago 2006 - 18:13 | letto 3739 volte
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Sicurezza, pace e libertàPerché vi sia pace in Medio Oriente il mondo deve provvedere a garantire sicurezza, pace e libertà in Israele. Contenuti più vistiDi oggi:
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