Influenza aviaria, nuovi dati Gli allarmismi sono eccessivi   

Ormai la vera pandemia è quella generata dalla diffusione di notizie sempre più allarmanti, fino all’ipotesi dell’interruzione della caccia sull’intero territorio nazionale o fino a raccomandazioni da parte dell’Ue di non consumare uova o carni di pollo crude. Che molti polli in alcune aree siano infetti è fuor di dubbio. Eppure qualcosa non torna se si consultano le informazioni pubblicate dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie del Governo Usa. E’ spiegato con chiarezza che non esiste al momento alcun vaccino disponibile per il ceppo H5N1 dell’influenza di tipo A, di cui parliamo. Sono escluse l’efficacia della amantadina e della rimantadina, antivirali di uso comune ma sconsigliati anche dal nostro Istituto Superiore della Sanità per le comuni influenze. Degli altri due antivirali disponibili, oseltamavir (tamiflu) e zanamavir, non è provata l’efficacia contro l’aviaria umanizzata, essendo ancora oggetto di studi. Per il tamiflu è anzi stato individuato un preciso caso di resistenza del ceppo virale. Ma allora di cosa si sta approvvigionando il Governo di mezza mono? Secondo dati ufficiali dell’Oms, gli esseri umani infetti da H5N1 dal 2003 ad oggi sono 121, di cui 62 deceduti. Degli infetti 77 sono relativi al 2005, di cui ben 64 in Vietnam (75 per cento delle infezioni totali e 66 per cento dei decessi). La differenza è distribuita tra Indonesia (sette casi di cui quattro letali), Thailandia (diciannove casi di cui tredici letali) e Cambogia (quattro casi tutti letali). Da ignoranti in materia, questi numeri ci sembrano infimi se confrontati per esempio con il decesso di un bambino ogni minuito per Aids nel mondo. Specie perché l’infezione è stata trasmessa provatamente sempre da volatile a uomo, in paesi in cui le condizioni igieniche sono pietose. Perché allora si parla tanto di epidemia anche in Europa? Perché negli Usa il ministro della salute Mike Leavitt ha creato a maggio una speciale task force per la prevenzione e l’intervento in caso di pandemia? Perché sui siti americani si parla sempre di Europa e Asia quando i casi sono riferiti solo a una ristretta area asiatica? E quanti milioni di dollari saranno impegnati in assistenza sanitaria verso i paesi dell’area che vanta crediti sulla maggior parte dal debito pubblico americano?