Il Papa su divorzio e contraccezione: piccoli segnali di cambiamento   

Quella rilasciata dal Papa Benedetto XVI, a tre televisioni tedesche e a Radio Vaticana, il 13 agosto scorso, è una delle interviste più importanti che ricordi chi ha a cuore le sorti del Cristianesimo cattolico e dei valori di amore che contiene. E’ soprattutto una presa di coscienza sulla immagine, talvolta pedestre, che la Chiesa ha dato di sé fino ad oggi: basata su quel cumulo di “No” che lo stesso Ratzinger ritiene sia l’ora di posporre a quanto di affermativo esiste nel credo cristiano. Era veramente l’ora!
Da tempo segnaliamo quanto sia improduttivo continuare a prendersela con le persone omosessuali, con chi vive l’esperienza sempre dolorosa di una separazione, di un divorzio, o quella atroce dell’aborto. Il Papa sfugge ancora, nella lunga risposta sull’Africa e sull’Aids, dai temi concreti della contraccezione e del controllo delle nascite, così come dalla prevenzione offerta dalla diffusione dei preservativi.
Certo, parla di educazione e formazione di quei popoli, cosa che auspicabilmente potrebbe portare a pratiche sessuali di maggior tutela per la salute, partendo proprio dalla protezione fisica dei condom.
Ma apparentemente questa intervista sembra segnare una svolta, ribadendo anche il ruolo fondamentale delle donne nella vita della Chiesa, compresa Maria Maddalena affiancata alla Madonna, e della necessità di risolvere il dilemma che nasce dalla proibizione del sacerdozio.
Sono piccoli segnali, in un discorso che purtroppo ancora cela basi preoccupanti, se il Papa si spaventa ancora dell’illuminismo moderno, a cui vorremmo ricordare si oppone l’oscurantismo, che affianca inopinatamente al laicismo.
Così come ancora preoccupa l’evidente dualismo con cui rappresenta una centricità di Roma rispetto alla esigenza di palese internazionalizzazione che sale dalle moltitudini cristiane, anche non solo cattoliche. Speriamo che non sia solo calcolo mediatico, come quello che già fu a Colonia, che stimola queste aperture ponteficie, ma che sia quel “salto nel definitivo” che il Papa stesso auspica per la moltitudine di giovani e persone nella scelta di un valore, di un credo ed un ideale per tutta la vita.
E il salto sia definitivamente nella Chiesa dei “Si”, dei valori positivi che il cristianesimo possiede.
Aumentando il grado di fiducia nelle capacità delle moltitudini di discernere, fiducia che non sempre traspare dal continuo rimarcare il proprio ruolo di tutela che la Chiesa vorrebbe addurre a se, spesso con paraocchi che le impediscono di accorgersi dei cambiamenti della società e delle differenze da rispettare nei credo differenti dal proprio.