Meno cattolici in Europa: a chi attribuire la colpa?   

Benedetto XVI ha ricevuto, come ogni anno, l’Annuario Statistico Pontificio 2006, che riporta i dati del cattolicesimo nel mondo. E’ significativo come il lancio di agenzia sia pressoché identico a quello del 2005, tranne che per il dato relativo all’Europa: se definito “leggermente stabile” nel 2005, viene annunciato oggi in calo il numero dei credenti nel continente. Su un aumento mondiale di leggero peso, circa l’1 per cento, viene evidenziata la crescita dei cattolici in Africa e Asia. Quindi la tendenza negativa europea allarga ulteriormente la forbice con le altre aree mondiali. Già nel 2005 furono segnalate da Raffaele Carcano, dell’Uaar, gravi e profonde incoerenze nei dati, tali da renderli fortemente inattendibili, specie effettuando il raffronto con i dati dell’annuario precedente, che evidenziavano situazioni epocali di conversioni di massa, con città fedeli per il 100 per cento della popolazione o altre, come Napoli, in cui si presentavano solo duemilanovecento battesimi, numero evidentemente errato per difetto. Sarà utile attendere la “bonifica statistica” di Carcano per i nuovi dati dal Vaticano: un’autostima errata tesa a dimostrare di essere la religione più diffusa al mondo. Sorgono quindi altri dubbi, sempre basati sul dilemma del controllo del controllore. Se sono sbagliati i dati nell’evoluta e informatizzata Europa, come fare a determinare i numerosissimi cattolici nel resto del mondo, per lo più sottosviluppato? Forse sono considerati “fedeli” tutte le persone che vengono contate quando ricevono cibo e assistenza dalle missioni o dalle Ong cattoliche umanitarie? Basta un tozzo di pane a piegare la volontà di chiunque veda morire di fame i propri figli, prontamente disposto a ripetere strane cantilene straniere, pur in ginocchio e davanti a icone incomprensibili. Così come i dati determinano certamente anche la ripartizione e giustificazione degli enormi fabbisogni finanziari della Chiesa, anche in quelle aree così lontane che per Roma diventa difficile controllare. Nasce forte il dubbio che siano anche queste luminose falsità statistiche a contribuire al calo cattolico in un’Europa sempre più dotata della contrapposta religione della libertà.