Canzone napoletana: occorre un osservatorio   

Domenico Falco, vicepresidente nazionale dell’ordine dei giornalisti, ha lanciato una seria proposta alle istituzioni cittadine, provinciali e regionali. Dal palco della trasmissione plurigettonata di Tele A, “Piazzetta Merola”, Falco ha sottolineato e evidenziato come la canzone napoletana sia finita lentamente in mano a produzioni residenti al nord, lontane dal paese di origine. Anche a causa di una patente disattenzione dell’amministrazione pubblica, che preferisce investire su artisti più internazionali nelle kermesse cittadine, nonostante le oltre centomila persone che hanno assistito alle performance di Mario Merola e di suo figlio Francesco. Da qui l’idea di riportare a Napoli i premi più importanti sulla canzone napoletana, ridando alla città quei momenti di festa come Piedigrotta o il festival della canzone napoletana. Un osservatorio potrebbe essere una buona soluzione per il rilancio di un prodotto tipico locale, quasi un Dop, che ha lentamente preso altre strade. Ricordando in particolare la figura di Sergio Bruni, che vede la salma giacere fuori dalle porte cittadine, Falco ha sottolineato anche la necessità di fare le giuste differenze tra produzioni di alto livello culturale e le notevoli disfunzioni che si sono generate nel mercato, come denunciò anche anni fa il giornalista Gianni Minà, amico anch’egli dei Merola e di Gigi D’Aalessio. L’industria della produzione musicale, che aveva visto alla fine degli anni Ottanta una grande esplosione napoletana, partendo da artisti del livello di James Senese, passando per Pino Daniele e via via per decine di altri autori, è stata lentamente milanesizzata. Con un danno economico tale da ridurre ogni forma di investimento in questo settore da parte della città, che invece potrebbe dare nuovo slancio alla creatività di migliaia di giovani che ancora ritrovano nella musica una alternativa al degrado sociale. Attraverso la canzone si lanciano messaggi: lasciare che lo facciano coloro che creano solidarietà intorno alla malavita organizzata è colpevole quanto lasciare che si continui a spacciare droga sempre negli stessi posti. Il dialetto, mediato dalla musica, è un linguaggio che arriva direttamente al cuore della popolazione meno agiata della città: un osservatorio sulla canzone napoletana potrebbe diventare così una forma di contatto meglio funzionante di tante campagne di comunicazione.