Razzismo a Villa Pignatelli   

Esistono piccoli dettagli capaci di trasformarsi in eventi di gravità eccezionale, dettati spesso da una poca attenzione, capace di procurare grandi cadute di stile, come accade oggi in Villa Pignatelli, uno dei musei napoletani luogo di incontri culturali di rilievo e di interessanti mostre artistiche. Piccoli dettagli che sono eclatanti quando esposti in un luogo pubblico, parte integrante dello stesso, come guida alla sua fruizione. In uno dei pannelli realizzati qualche anno fa per fornire informazioni sul museo, in particolare quello relativo alla storia della proprietà dell’ex Villa Acton poi divenuta Villa Pignatelli, leggiamo “Nel 1841 la moglie di Sir Acton, Maria Luisa Pelline, rimasta vedova, vendeva la dimora a Carl Majer von Rotschild, esponente della ricca famiglia di banchieri di Francoforte. La consistenza degli affari dei nuovi proprietari, di origine ebraica, rende necessario l’ampliamento strutturale dell’edificio”. A quanti è sfuggito quell’indecente notazione “di origine ebraica”? A quanti è sfuggito il contesto in cui viene inoltre inserita? Se fosse stata evidenziata l’origine etnica, culturale e religiosa di ciascuno dei tanti personaggi nominati nel pannello informativo, non vi sarebbe il disagio scandaloso che un attento osservatore invece prova leggendo queste righe. Che i Rotschild siano notoriamente appartenenti al popolo eletto è cosa nota: perché sottolinearlo proprio in riferimento alla “consistenza degli affari”? Non bastava la notazione che i Rotschild sono una “ricca famiglia di banchieri”? Prima di scrivere queste righe abbiamo cercato spiegazioni dai responsabili del museo. Purtroppo, nonostante numerose telefonate, non abbiamo mai avuto il piacere di riuscire a parlare con il direttore, Maria Pagano De Nise, né con la sua vice, Maria Tamaio, pur in possesso dei nostri recapiti. Otteniamo solo una fortunosa telefonata, dovuta al conservatore del museo che cercava di avere indicazioni sul da farsi, con Angela Tecce, a cui si deve una bellissima pubblicazione su Villa Pignatelli, ovviamente scevra di annotazioni razziste. Siamo così stati informati che si tratta “probabilmente di una svista dovuta alle persone incaricate della realizzazione dei pannelli”. Persone individuate forse in una giovane studentessa a cui vorremmo che i genitori, o chi provvede alla sua formazione, educassero a porre maggiore rispetto verso popoli e nazioni oggetto, oggi come allora, di vessazioni e pregiudizi basati essenzialmente sull’ignoranza. Elemento che fa a cazzotti proprio con la cultura, di cui un museo dovrebbe essere tra le massime espressioni. Attendiamo vigili, nei prossimi giorni, che vengano presi dai responsabili del museo i dovuti provvedimenti, partendo dalla rimozione del pannello, e che vengano rese quelle dovute dichiarazioni pubbliche a risarcimento di un’offesa, palese forse per ancora troppo pochi.