Imprese e mafia: urla nel deserto   

Non v’è traccia sulla carta stampata della lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al vice-ministro all’interno Mario Minniti da parte di Demetrio Costantino, presidente del comitato interprovinciale per il diritto alla sicurezza, e da diversi familiari di vittime della criminalità organizzata. “Negli ultimi diciannove mesi, solo nel territorio della Locride, 28 vite umane sono state soppresse, due persone scomparse, centinaia e centinaia di attentati, estorsioni e intimidazioni anche nei confronti di magistrati. Sugli omicidi, persone scomparse e atti criminosi compiuti, gli inquirenti, per un’altissima percentuale di casi non hanno potuto scoprire i responsabili, i quali nell’impunità continuano a compiere ulteriori gesti criminali. Ciò accresce da una parte la spavalderia criminale, e dall’altra la sfiducia dei cittadini verso lo Stato e in assenza di garanzie di sicurezza, le condizioni nella Locride diventano intollerabili. Da tempo e da più parti si chiede una politica corrispondente alla gravità della situazione…”, cosi hanno scritto, come riportato da Gualtiero Vecellio nell’ultimo numero di Notizie Radicali. Dove si dà conto dell’allarmante IX rapporto di Confesercenti sulla penetrazione criminale nelle aziende, dal titolo “Le mani della criminalità sulle imprese”, i cui dati sono stati diffusi nei giorni scorsi. Vecellio collega i dati angoscianti alle dichiarazioni del Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, che distingue le tre grandi categorie in cui si muove oggi la mafia:”L’acquiescenza pura e semplice al ricatto; la resistenza finché si può, anche se da alcune indagini è emerso che in taluni casi era la stessa mafia ad incoraggiare l’adesione delle vittime alle associazioni antiracket, sancendo così il tentativo della mafia di infiltrarsi nell’antimafia; la connivenza che può assumere diverse forme: riciclaggio, accettazione di un ruolo di capo-cordata nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Ci sono imprenditori che è difficile definire come inquadrati da un’organizzazione, che però svolgono tale ruolo, traendone vantaggio. Infine, l’impresa connivente può fruire dei vantaggi di tali rapporti anche nel settore privato. Ecco perché la mafia non potrà mai essere compatibile con un’economia sana”. Ma le parole di Grasso valgono ormai quanto le multe, le condanne e i richiami delle tante Authority presenti nel paese, che continuano ad essere imbuti del nulla: vox clamantis in deserto.