Falso ideologico   

Quando la lista Radicali Italiani-Luca Coscioni avanzò la propria richiesta di ospitalità, pose una condizione prioritaria ai due schieramenti: un segnale di legalità, da compiere nel modificare d’urgenza le regole di presentazione delle liste alle imminenti elezioni ragionali. Basando questa richiesta sulle evidenti irregolarità, all’epoca penali, compiute nelle analoghe elezioni del 2000; raccolte in un dossier inviato anche agli organi di controllo internazionali. Presagendo l’inevitabile, che si è materializzato con il caso della lista di Alternativa Sociale, di cui è leader Alessandra Mussolini, nella regione Lazio. Molti non conoscono che per presentare una lista è necessario raccogliere migliaia di firme, 3.500 in questo caso, autenticate da un pubblico ufficiale, come anche un consigliere comunale, e poi corredate ciascuna di un certificato elettorale di ciascun firmatario. Operazione che richiederebbe, dal momento della decisione dei nomi componenti la lista al momento della presentazione dei documenti firmati, almeno qualche giorno. Considerando i tempi tecnici tipografici, i tempi di effettiva raccolta di migliaia di firme autenticate di elettori residenti nella regione, autentica che deve essere effettuata con l’esame dei documenti di identità di ognuno, i tempi di produzione dei certificati, che vanno allegati al singolo foglio contenente le firme, e così via. Nel 2000 si è assistito a scelte di nomi e presentazione di liste nel giro di dodici ore, anche per partiti o club che non si possono più permettere una articolata struttura territoriale, come fino al 1992. Struttura indispensabile per questi record, che altrimenti dovrebbero farci gridare al miracolo, o al falso. Sarebbe bastato il suggerimento di Marco Pannella di far sì che le liste siano depositabili in Tribunale prima dell’inizio della raccolta di firme, costringendo tutti ad evitare infime trattative sul filo del rasoio, o a dover modificare il simbolo elettorale sui propri manifesti all’ultimo istante. Così come ci viene in mente che sarebbe semplice effettuare delle verifiche automatiche incrociate per evitare che un elettore possa firmare per più liste, dato che per emettere il certificato elettorale sono necessari, oltre al nome e cognome anche la data ed il luogo di nascita: basterebbe una semplice spunta nell’archivio dell’anagrafe elettorale. Questo grave incidente di illegalità, occorso tra l’altro ad una forza che i sondaggi danno non irrilevante ai fini del risultato, potrebbe aprire un dibattito anche sul criterio con cui ci vengono proposti i nomi dei candidati, che non sono scelti dalla base degli elettori, ma sempre calati dall’alto. Saremo poi invitati a conoscerli, per sceglierli, in tediose festicciole interrotte dal discorso d’obbligo. Istante forse un po’ inadeguato per scegliere di votare chi poi dovrà occuparsi della programmazione degli anni a venire. Credo che continueremo a votare il parente dell’amico, sperando poi di poter vantare argomenti da voto di scambio postumo. Spesso non sapendo neanche che volto ha il nostro uomo. Proprio come accade nei paesi anglosassoni.