Fede e fiducia   

Per molti cattolici, per molti cristiani, esiste una profonda differenza tra la fede, più o meno praticante, verso la religione e la fiducia che si ripone nei sacerdoti della Chiesa romana. E questa differenza è costellata di episodi più o meno oscuri: che possono riguardare alcuni casi di concubinaggio, da molti ritenuti solo la manifestazione di un oscurantismo ipocrita, ma che ai più invece portano alla mente nomi come Ior, Calvi, Marcinkus. Il Papa per cui in molti hanno pianto commossi in questi giorni, come chi scrive, è l’uomo che ha segnato un solco deciso in questi disagi da anni ’80. Fino a rischiare la vita nell’attentato del 1981, e forse soggetto ad un ricatto, due anni dopo, quando scomparve la giovane Emanuela Orlandi, che oggi avrebbe proprio 37 anni, per gli amanti della cabala lo stesso numero dei minuti che segnava l’orologio alla morte del Papa. Quando Ali Agca fu trovato aveva in tasca un passi rilasciato proprio dal padre di Emanuela, ed è dei giorni scorsi la sua rivelazione di complici in Vaticano. Nominato dopo il povero Albino Luciani, Papa per un solo mese, Giovanni Paolo II ha attraversato l’ultimo quarto di secolo segnando significativamente il mondo in cui viviamo. Sconfiggendo il comunismo ma anche segnando, specie nell’ultimo decennio, un percorso contro il consumismo, tentando una rinascita dei valori di fede ed amore cristiano come mai nessuno in precedenza, eccezion fatta per la dura condanna della sudamericana “teologia della liberazione”. E per tutti valgano, come esempio di questo grande amore, il coraggio e la fermezza con cui affronta la questione israeliana, incedendo con passo malfermo verso il muro del Tempio di Gerusalemme, con le sue scuse ufficiali. Insieme al bellissimo discorso all’Islam pronunciato in Marocco in uno stadio gremito di arabi. La sua forza è stata determinante anche nel riorganizzare proprio il credo dei cristiani, in un percorso di modernità, fermato da alcuni obsoleti baluardi, come quelli sui temi della vita legati alla ricerca scientifica, con cui i suoi successori dovranno confrontarsi. Ma la teoria dell’unione delle fedi monoteiste è un passaggio cruciale di cui Woityla è in pratica il fondatore. Ora c’é da capire chi verrà prescelto come suo successore, per stabilire se la fiducia nelle gerarchie vaticane potrà aumentare nei prossimi anni. Lo decideranno 117 cardinali, di cui solo 3 non furono nominati da Giovanni Paolo II. Ben 83 di questi, in pratica il 71 per cento, sono stati nominati dopo il 1991, anno in cui gli fu diagnosticato un tumore al colon, quasi come se ci si volesse assicurare una ampia maggioranza in previsione dell’inevitabile. Per la precisione, tra i cardinali votanti, ne sono stati elevati al titolo 13 nel 1994, 13 nel 1998 ben 31 nel 2001 e 26 nel 2003. Cioé comunque 57 di loro, il 49 per cento, scelti dal 2001 ad oggi. Una speranza potrebbe essere quella che Woityla avesse strutturato il conclave in maniera tale da avere un successore degno di proseguire nel percorso di rinnovamento, ma l’ultima forte ondata di cardinali, nominati durante l’aggravarsi delle malattie, lascia ben poco sperare. Il gioco duro del potere potrebbe prendere il sopravvento, come forse già accaduto dal 2001, rischiando di farci assistere ad un conclave particolarmente complesso. Conclave che vede in Joseph Ratzinger uno dei più “anziani” in servizio, essendo cardinale fin dal lontano 1977, con un altro Papa, meno accondiscendente verso l’Opus Dei dell’ultimo.