Meglio che il Governo affronti realisticamente la situazione complessiva dei conti pubblici, comprendendo meglio cosa sia realmente accaduto e cosa accadrà a breve, cioè durante il 2007. Il primo dato, di cui ciascuno cerca di tirarsi il merito, è quello del maggiore flusso di denaro pervenuto nelle casse dello Stato a seguito del rastrellamento fiscale.
Semplicemente è accaduto che la maggior parte di professionisti e piccole aziende hanno tremato davanti al prevedibile successo del centrosinistra, abbandonando l’idea di condoni e scappatoie, da un lato, e preoccupandosi di mantenere una condotta più ligia di fronte alle minacciate attenzioni riservate agli evasori. Così, chi più e chi meno, ha pagato quanto doveva e poteva. Sia nel periodo dichiarativo che nel periodo dei saldi e acconti di fine anno.
Un altro fronte si apriva invece in quel gran mercato che ormai rappresenta tutta la spesa pubblica. Enti grandi e piccini, davanti al paventato cambio della guardia nazionale, hanno ben pensato di congelare progetti di spesa e iniziative anche già approvate, attendendosi una serie di cambi della guardia ai vertici di tante strutture pubbliche, nessuno sentendosi di affrontare la responsabilità di disavanzi e buchi su cui non si poteva porre rimedio nei mesi a venire. Rallentando così la spesa ma anche la produzione di reddito. Preparando una situazione pessima nella finanza industriale e imprenditoriale, spesso di difficile gestione se in attesa di pagamenti da parte degli enti pubblici, talvolta congelati per far slittare i conti nell’esercizio successivo. In un panorama in cui, secondo le blande regole di economia politica, il Pil delle aziende maggiormente strutturate è stato spostato ora in Asia, ora nell’Est. A tutto danno della nostra bilancia dei pagamenti e al sempre maggior indebitamento estero, malattia di tutte le economie sviluppate, europee o statunitensi che siano. Quindi meno denaro nei flussi interni delle PMI, con diminuita capacità di investimento e saturazione dei fidi, e maggiori flussi per le mediograndi imprese verso l’estero. Sono quindi comprensibili gli allarmi provenienti da più parti e diventano improrogabili tutte le riforme tese a rafforzare lo sviluppo del paese e la crescita industriale. A cominciare dalla necessaria riduzione dei numerosi vincoli esistenti per fondare nuove imprese, come auspicato dalla proposta di legge incardinata dal Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, Daniele Capezzone, deputato della Rosa nel Pugno. Ma anche rafforzando l’attratività di investimenti internazionali in Italia, partendo dal Mezzogiorno. E’ proprio a Sud che potrebbero essere sfruttate le note caratteristiche dei numerosi ricercatori universitari e professionisti creativi, specie nel settore Information & Communication Technology, a cominciare dal necessario incremento di fondi per la misura che vede la corsa per i progetti del Metadistretto ICT in Campania.