Parlando con Luis Gispert   

Ancora una grande presenza alla Changing Role - Move Over Gallery di Guido Cabib a Via Chiatamone 26, che dal 15 dicembre espone Luis Gispert, artista trentenne molto quotato negli States, presente con la sua prima personale in Europa proprio a Napoli, dove ha ricevuto una scarsa attenzione da parte dei quotidiani locali. Anche questa volta l’investimento di privati nel mondo dell’arte vede Cabib protagonista di un colpo da maestro. La presenza dell’artista all’inaugurazione è stata una splendida occasione per potere scambiare con lui qualche opinione. Gispert ci ha raccontato come la sua produzione nasca in lunghe riflessioni concettuali che durano anche fino ad otto mesi, incubando numerosi progetti diversi, pur accadendo che, durante la realizzazione, il caso prenda il sopravvento. E’ durante i lunghi spostamenti in auto, a Gispert piace molto guidare, che riflette a lungo sulle sue realizzazioni, fino al colpo di fulmine che genererà l’opera. Le sue linee di ispirazione provengono da artisti come Bruce Norman e dalla filmografia di Dario Argento. Alla domanda sulla differenza tra film d’arte e film, foto d’arte e fotografia, parlando delle differenze tra film d’arte e produzione cinematografica, Gispert ci fa sapere ritenere questa come la polemica più forte della sua generazione, e come accada che ogni anno che passi si assottigli la linea di demarcazione. Per dare una definizione chiara torna a Duchamp: è quindi l’idea, l’intenzione che crea la distinzione. Ma la cultura popolare influenza l’arte e l’arte influenza la cultura popolare, ed è difficile determinare l’origine di queste idee. “Sono un artista americano, e l’ultima cosa che mi interessa è la parte commerciale. La differenza con le altre discipline è proprio nella mancanza dell’obbiettivo commerciale. Il mondo commerciale è sempre pronto a spremere e ad assorbire l’artista e le sue opere, appropriandosene in una sorta di corruzione verso il mondo dell’arte”. Sollecitato a parlare del mecenatismo e delle sue differenze tra Europa e America, Gispert evidenzia come negli Usa il denaro per l’arte sia essenzialmente privato, a differenza dell’intervento pubblico praticato in Europa. Il discorso si è quindi spostato sui mezzi a disposizione dei giovani artisti, al loro approccio con i costi necessari a produrre buona arte. “Io sono molto attento ai dettagli, sono un perfezionista e questo costa. Quando un artista americano intraprende la strada di riprodurre la società capitalista deve anche comprendere, e inevitabilmente accade, come il capitalismo funziona e come può lavorare per te”. L’ultima curiosità Gispert ce la leva chiarendoci che le sculture e le fotografie sono prodotte senza aiuto di altri, a differenza dei film e dei video. Ma comunque non ritiene importante quale sia la mano che produce quella che è l’idea dell’artista.