Diffamazione a mezzo Tv   

Caro direttore, è con un certo dispiacere che non posso esimermi dal commentare la condanna per diffamazione ricevuta dal figlio di Peppino Impastato, Giovanni, relativa ad affermazioni offensive verso Tano Badalamenti, condannato per l’omicidio del padre. Purtroppo non è la situazione personale oggettiva, per cui tutti proviamo grande sdegno e dolore, che può consentire a chiunque di offendere pubblicamente l’altro, peggio se sottoposto ad espiazione della pena per le colpe commesse e peggio se il luogo pubblico è un noto talk-show, come quello di Maurizio Costanzo in questo caso. E questo in linea generale di principio vale per tutti e non possono essere compiute distinzioni, che lascerebbero la valutazione della liceità di un comportamento non alla analisi del compiuto ma delle inoggettive valutazioni dell’opportunità dell’atto. Certo, le circostanze possono ridurre il carico della condanna, e così pare sia avvenuto con l’individuazione di soli 5 mila euro come risarcimento. Perché allora la veemenza di Prc e Verdi nel sostenere una campagna di solidarietà economica per la famiglia Impastato, come se fosse una sorta di risarcimento della società civile, ponendosi antitetica alla magistratura? Deve essere più difeso il concetto di diritto per cui chiunque abbia ricevuto un danno, un dolore, da terzi condannati non per questo è autorizzato a compiere alcun atto illecito nei confronti del reo, altrimenti, e non v’é differenza, dovremmo giustificare il linciaggio. Ma è tipico di certa sinistra portare danno a battaglie importanti, come quella sulla mafia, assumendo posizioni esacerbate e fanatiche su fatti il cui dare rilievo può generare l’effetto contrario a quello desiderato. D’altro canto, considerando i notevoli introiti del Costanzo Show e il dover mettere in conto che si sceglie cosa mandare in onda, essendo le trasmissioni registrate, potrebbe essere proprio lo Show a rimborsare direttamente Imposimato, che ha potuto perseguire la diffamazione anche perché inserito in un contesto oggettivamente esaltante i normali stati d’animo. Non riconoscendo una correità, che ovviamente non esiste, ma considerando l’incidente come uno dei rischi di impresa di cui assumersi la responsabilità almeno economica. Avremmo voluto parlare della nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa e radiotelevisione, ma il parlamento, vergognosamente, ha rinviato per l’ennesima volta la sua discussione. Lasciando in piedi un sistema di regole che non aiuta né la libertà di informazione, né la effettiva tutela della persona e della sua immagine, con gravi disagi per la libera espressione politica, in particolare, e per l’assurdo della pena detentiva come opzione possibile in caso di condanna.