Costi sociali da ridurre nel comparto chimico   

Un concetto ben noto alle aziende industriali, specie nell’area delle Pmi italiane, è il concetto di filiera che identifica spesso precisi distretti. E’ necessario iniziare a proporre, all’interno dei distretti, l’introduzione di politiche di sviluppo e ricerca condivise, anche verso obiettivi socialmente rilevanti. Un buon esempio riguarda il comparto chimico e la riduzione possibile sia del danno alla forza lavoro che dell’inquinamento ambientale. Nel mese di settembre un rappresentativo gruppo di opinione, costituito da sindacati, associazioni ambientaliste e di consumatori, ha elaborato un documento di sollecito, per il Governo italiano, a intervenire per il miglioramento e recepimento del sistema europeo di autoregolamentazione Reach (registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche). Questo sistema prevede la formazione di una banca dati della produzione chimica che possa sia esprimere una maggiore competitività della produzione europea, che permettere una valutazione in grado di ridurre i costi sociali indotti. Secondo dati dell’agenzia europea per la sicurezza sul lavoro, il 21 per cento dei lavoratori in Europa sono esposti a sostanze cancerogene mentre il 22 per cento respira sostanze tossiche, con costi per il welfare che superano i 1400 milioni di euro all’anno. Valori che incidono direttamente sul costo del lavoro in tutti i settori. Integrando invece i sette suggerimenti normativi proposti nell’appello reperibile anche sul sito www.issi.it dell’Issi (Istituto per lo Sviluppo Sostenibile in Italia), si inizierebbe a percorre l’unica via possibile per ridurre l’inquinamento: proporre soluzioni di Csr in grado di migliorare nel contempo i profitti delle aziende e la qualità della vita delle persone. Basandosi in particolare sulla condivisione di informazioni e sulla ricerca, in grado di proporre sostanze sostitutive di quelle nocive oggi utilizzate, apportando nel contempo migliorie in termini di competitività. Solo con l’apporto dei governi nazionali si potrà incidere sul grado di consapevolezza delle lobby coinvolte, perché possano esprimere concretamente un nuovo profitto ecologico.