Vittime innocenti   

Caro direttore, contando i morti per camorra alla fine del 2004 annoteremo una nuova statistica negativa nel medagliere cittadino, stracolmo ormai di record passivi nel Guinness dell’illegalità. Soddisfatti però per l’arresto di assassini di alcune vittime innocenti. Come se i morti per camorra fossero invece l’antitesi dei morti per sbaglio, come se la morte del criminale fosse cosa attesa, compresa: né vittima e né innocente. E’ forse dietro la filosofia della giustificazione del morto per faida che si nasconde il pensiero della nostra città. Lo stesso pensiero che costringe cinque vigili urbani e un paio di volontari della protezione civile, per ciascuno dei tre accessi a Chiaia, a fare da muro contro l’inciviltà che non permette di creare una zona pedonale neanche a Natale, quando ovunque sarebbe bastato un cartello. La città in cui la corruzione ricordata ne “Il Vigile”, lo straordinario film con Alberto Sordi, è andata fuori controllo perché ormai sembra non esservi alcun limite in chi usa il potere per raschiare il fondo, senza nemmeno essere capace di produrre atti o opere che almeno turino il naso. Un tempo almeno, come in ogni altro lato del mondo, la corruzione generava ponti, strade, scuole, sussidi, tutele, bonifiche: oggi solo la loro progettazione. E tutti mormorano, nessuno seriamente protesta, se non per alzare bandiere sul montarozzo barricadero fautore di visibilità preelettorale. Il 2005 alle porte sarà duro, freddo e difficile, ma tutti saranno pronti ad afferrare a piene mani il pacco di pastasciutta, il paio di scarpe, che hanno imparato a prometterci senza mai darlo. Persino ai ciucci si cedeva la carota, dopo i colpi di bastone. Ai napoletani no. Ai campani no. Se qualche magistrato invoca maggiore durezza per gli arrestati, se le forze dell’ordine chiedono maggiore libertà d’azione e maggiore tutela dei propri diritti, oltre che continue sanzioni per i propri doveri, messi in crisi dalla denuncia di qualcuno trattato maluccio perché irriverente, se qualcuno osa chiedere di indagare sui conti bancari dei disoccupati organizzati, fin troppo,si viene tacciati di fascismo. A chi viene il dubbio che le richieste del reddito di cittadinanza proverranno da coloro che sono attenti al bando pubblico, mentre le informazioni reddituali sono in possesso del governo locale che avrebbe potuto disporre un automatismo almeno propositivo nell’uso del sussidio, necessario forse a chi non dispone di alcuno strumento di informazione, forse si viene accusati di comunismo. La verità è che la crisi rende più cattivi ed assetati, che la presenza di un domani incerto, sperimentato in Albania come in Argentina, richiede il massimo arricchimento nel minor tempo possibile. E, chiacchiere a parte, sembriamo tutti pronti a ridurre la soglia d’ingresso che ciascuno si è posto per entrare nel mondo dell’immoralità. Alimentando da più parti quell’istinto sovversivo che servirà solo a imporre nuove inutili leggi speciali. La speranza, per tutti, sia che il Natale ci ristori e che l’anno nuovo ci insegni a mandarli a casa. Non tutti, solo i colpevoli.