Due pesi e due misure   

Caro direttore, in questi giorni è avvenuta una delle più scabrose azioni di censura politica della storia di Internet. Il sito di Indymedia, una organizzazione di controinformazione vicina ai no-global, non è stato semplicemente oscurato, ma addirittura l’Fbi ha provveduto a sequestrare il server, che lo ospitava in Inghilterra e negli Usa, asportandone i dischi fissi. L’operazione è stata richiesta dalla magistratura italiana e svizzera su intercessione dei ministri della giustizia di questi paesi in merito ad indagini sui contenuti che, pare, ledono l’identità nazionale. E’ veramente notevole che si possano compiere questi atti che corrispondono alla messa di sigilli ad un’intera redazione, con una veemenza che sottolinea l’intento persecutorio ed un grave attentato alla libertà di informazione. Senza entrare nel merito dei contenuti del sito, spesso utile per udire il suono di un’altra campana, anche se con i paraorecchi, c’è da domandarsi come mai tale attenzione non venga prestata nei confronti di tanta violenza e pornografia, spesso pedofila, facilmente rinvenibile su internet. Per capire come si usino due pesi e due misure basta evidenziare un fenomeno di massa che ha portato all’attenzione l’ultimo numero di Vanity Fair, e che, da tempo, avrebbe dovuto turbare i sonni di tutti i censori d’Italia e non solo. Parliamo della canzone Fuck It, di tale signor Eamon, il cui testo inglese è scurrile al punto da ledere il buon costume e offendere il senso comune del pudore, con l’aggravante di essere dedicato anche a pubblico minorile. Tradotto intempestivamente e in modo diversamente mieloso in italiano, il testo manda a quel paese, accusandola di prostituzione, una ragazza che avrebbe pure fatto dei lavoretti ad un terzo, e mi si creda che riporto molto eufemisticamente il contenuto. Se in questi giorni il Corecom si sofferma ad analizzare la tv violenta e i suoi effetti devastanti sulla educazione della nostra gioventù, e di tanti adulti poco muniti di strumenti culturali, ci domandiamo se i nostri magistrati siano così a corto di inglese, o ritengano a corto di inglese chi ascolta musica pop, da non essersi accorti di questo grave atto osceno in luogo pubblico, per giunta reiterato. Forse troppo presi dal sollecitare il governo a chiedere l’intervento, nientepopodimenoche, dei Federali! Rimanendo perplessi, non possiamo fare altro che pensare che si tratti solo di mala education, da cui difficilmente ci libereremo se ipocritamente continuiamo ad appassionarci di pornofilia televisiva, pubblica e privata, mandando poi in Commissione Europea alla giustizia una persona contraria alle coppie di fatto, omofoba, contraria alla procreazione medicalmente assistita e all’aborto legalizzato.