Libertà digitale in Europa: forti rischi per il futuro   

“La Commissione Europea ha appena iniziato a premere per l'introduzione dei brevetti software nei 25 paesi dell'Unione. Se questo ennesimo tentativo andrà a segno, l'Ufficio Europeo dei Brevetti godrà di autorità su tutto il territorio europeo. E questo ufficio è molto favorevole, ovviamente, alla pratica dei brevetti software. Consiglio pertanto di visitare www.ffii.org per saperne di più”. E’ una delle dichiarazioni rilasciate da Richard Stallman in un’intervista di Tommaso Lombardi, giornalista della rivista on line www.punto-informatico.it, una delle più autorevoli fonti di informazione italiana sul mondo Ict. Stallman è il noto fondatore del progetto “Gnu”, attraverso il quale è regolamentato il mondo Open Source, fonte di molti programmi liberamente distribuibili e modificabili, tra i quali il più famoso è Linux. Presto verrà rilasciata una nuova modalità di licenza per i programmi aperti, che prende il nome di Gplv3, tesa a evitare che l’industria del software inserisca dei limitatori di uso all’interno di apparecchiature che, sfruttando il software libero, le renda poi non modificabili dall’utente a proprio piacimento, in barba proprio al principio alla base del grande gioco di disponibilità, condivisa dalla comunità, delle varie opportunità e idee insite nei programmi. Purtroppo questa stressante diatriba tra libertà e proprietà intellettuale è un altro pezzo dei tentativi delle major di creare continui vincoli, spesso ponendo dubbi anche sul concetto proprio di democrazia. Il rischio è di vedere applicate in Europa quelle norme statunitensi che oggi consentono in quel paese di brevettare anche concetti base, come che un programma disponga di un help, di uno strumento di aiuto. O brevettare il concetto stesso di “archivio”. Lo scontro su questo fronte diverrà sempre più politico, e assisteremo presto al confronto di chi supporta forti interessi economici in contrapposizione alla comunità libera di programmatori. Inducendo così una limitazione dello sviluppo liberale di questa industria in luoghi come l’Europa o l’Asia, che stanno invece esprimendo grandi chance per coloro che appartengono al futuro proletariato digitale.