Un dubbio pertinente   

Ma c’è relazione tra i noglobal e i leghisti? Se analizziamo il tenore e la tipologia di critiche che si muovono in questi giorni al mercato globale e all’euro, con il cavallo galoppato che si chiama referendum sulla costituzione europea, ci sorge immediatamente un dubbio: Casarini, Calderoli e Tremonti sono alleati? Forti ormai dell’ignavia politica dei dirigenti del paese, ben dimostrata con la debacle del referendum sulla procreazione assistita, che produce ignorante disinteresse delle masse, ci si annoda le lingue in dichiarazioni che hanno il pregio di poter essere conservate a futura memoria, grazie anche alla loro fotografia permanente che ne dà internet e le rassegne stampa. Supponiamo che Tremonti fosse liberale, come si professa: avrebbe dovuto fargli piacere la lungimirante direttiva promossa da Frits Bolkestein in merito alla liberalizzazione del mercato dei servizi, vero argomento contro cui si è scatenato il potere economico e mediatico della Francia con il suo no referendario, tutti temendo l’avvento di milioni di idraulici polacchi; avrebbe dovuto saper leggere nelle scelte del Wto sulla Cina, e sugli altri paesi asiatici, il primo grande passo per lo shuffle delle carte industriali e commerciali del mondo, contro le manovre finanziarie speculative di chi possiede solo denaro e non sempre pulito; avrebbe dovuto fargli piacere la sempre osteggiata discesa d’oltralpe delle banche europee, britanniche in testa, nel nostro paese usurato al sud più che al nord, discesa possibile solo con la moneta unica. Preferisce invece partecipare alle marce dei calzaturieri a Bruxelles, che non sono molto distanti dalle tristi giornate di Seattle, con le quali imparammo a conoscere le istanze noglobal. C’è un po’ di confusione, se non pressappochismo, nel leggere la cronologia delle sue dichiarazioni, benché le voglia poi di volta in volta misconoscere come eccessi, come per quelli, già citati in questa rubrica nelle settimane scorse, davanti alla debating society della Oxford Union a fine secolo scorso. Di Tremonti ministro avremo per sempre la memoria della cancellazione del bonus per l’incremento occupazionale e dei crediti di imposta per lo sviluppo industriale, del grande tentativo di voltagabbana sulle politiche meridionali, aree osteggiate con il depistaggio di fondi strutturali verso le imprese del nord, poi bocciato in sede europea e mai più recuperato, e poi toccate dalla leggera mano delle fantasiose concessioni secolari dei litorali. L’uomo all’avana della lega ci sembra incoerente come quei noglobal esacerbati che, senza alcuno strumento culturale, si fiondano contro le vetrine o organizzano furti di massa, occupando se stessi come accaduto all’officina prodiana. Il problema che ci deve allarmare è che entrambi affascinano le masse, come in Francia è accaduto per la destra di Le Pen e gli oltranzisti di estrema sinistra, alleati nella marcia contro l’Europa che invece servirà solo d’arma di ricatto per rendere il mercato interno meno libero e i diritti previdenziali meno equi ed uguali. E, indipendentemente dall’istinto di tutela del bene che possiamo provare, sono le masse ignoranti che, affascinate, votano.